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di GIANNI PITTELLA*
Prima Lampedusa, poi la Puglia e la Basilicata: il Mezzogiorno si prepara ancora una volta a rispondere con disponibilità e generosità a una richiesta di accoglienza che è stata trasformata, per una irresponsabile politica di propaganda governativa, in un’emergenza o, per dirla con il nostro presidente del Consiglio, in uno “tsunami umano’’. E’ evidente che davanti a un’ondata così inaspettata l’unica strada è allestire tendopoli in fretta e furia, per dare un tetto ai malcapitati, proprio come si fa, appunto, dopo un terremoto o uno tsunami. E’ bene allora sgombrare il campo da un equivoco inoculato nell’opinione pubblica da giornali e telegiornali governativi. In Italia al primo gennaio del 2011 erano presenti in Italia 4.563.000 stranieri, pari al 7,5% della popolazione totale, con un incremento, rispetto all’anno precedente, dell’7,45% (328.000 persone). Di questi 457mila sono marocchini, 107mila tunisini, 87mila egiziani. Nel 2009 secondo le stime per eccesso della Caritas gli immigrati non regolari (o “clandestini’’ secondo la definizione di reato infelicemente introdotta dal centrodestra per mettere definitivamente in ginocchio il sistema giudiziario al Sud), erano circa un milione. Complessivamente il governo ne ha regolarizzati senza troppi clamori più di settecentomila, consapevole che senza di loro il nostro apparato produttivo e di welfare ne uscirebbero paralizzati. Ogni anno arrivano sulle sponde europee del Mediterraneo circa 60mila migranti sui barconi. Un altro flusso, pari al 25%, passa approfittando delle frontiere aperte dei paesi Schengen e tutti gli altri entrano in modo regolare e poi si trattengono oltre la scadenza del visto di ingresso. La domanda è: perché e come l’arrivo di seimila persone a Lampedusa, seppure determinato da circostanze particolari, è stato trasformato in un paese di 60 milioni di abitanti, da sempre naturale porta d’ingresso d’Europa e che riesce normalmente ad assorbire oltre trecentomila persone l’anno, in un’emergenza? Perché non esistono strutture permanenti dove accogliere degnamente e rapidamente gli arrivati distinguendoli tra richiedenti asilo e migranti economici e trattandoli di conseguenza in base al diritto internazionale? Per fare tutto questo l’Ue ha stanziato per l’Italia oltre 75 milioni per gestire i flussi migratori nel solo 2011, partecipa con l’Agenzia Frontex al pattugliamento in mare, ma non può imporre ai singoli paesi di prendersi quote di immigrati supplementari senza un accordo tra i governi davanti a fenomeni giudicati dall’Italia straordinari. La politica adottata in questi giorni dal governo a marchio leghista è avvilente: mentre si digrignano i denti contro l’Unione Europea e gli immigrati, minacciati di essere rimpatriati senza troppi complimenti e lasciati a corto di viveri e di ricoveri, si permette che si disperdano nel territorio senza essere né identificati ne assistiti. Ricordo che precedenti governi riuscirono con poco clamore a dare accoglienza a 150mila profughi kossovari senza che scattasse lo stato d’emergenza nazionale, come sta facendo il ministro Maroni.
*vicepresidente vicario
del Parlamento europeo
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