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POTENZA – Ha preso spunto dalla campagna contro lo spauracchio del
centrosinistra, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Così
Clemente Mastella leader dell’Udeur – Popolari per il Sud ha preparato
cinque domande a Luigi De Magistris, l’ex pm titolare delle inchieste “Why
not” e “Toghe lucane”, eletto in parlamento a Strasburgo per l’Italia dei
valori, e oggi in corsa come candidato sindaco del capoluogo campano.
«1. L’ex pm ritiene di chiedere scusa alla persone ed alle famiglie che
hanno subito danni e sofferto per le sue inchieste, tutte archiviate? 2.
Perchè sfugge al giudice naturale e non si presenta in Tribunale
avvalendosi della immunità di parlamentare europeo? 3. Perchè
nell’inchiesta in cui è indagato con l’ex vice questore Gioacchino Genchi
per le intercettazioni telefoniche illegali, prima ha rovesciato tutte le
responsabilità sul funzionario e poi ha disertato la convocazione del gup
invocando il “legittimo impedimento”? 4. Da chi riceve i fondi per la sua
propaganda elettorale milionaria in euro e miliardaria in vecchie lire? 5.
Non ritiene offensiva una campagna elettorale tanto dispendiosa in una
città che non ha nemmeno più gli occhi per piangere?».
Sono questi gli interrogativi lanciati ieri pomeriggio nel corso
dell’incontro con i cronisti organizzato dopo che il gup del Tribunale di
Napoli ha rigettato le accuse più pesanti (associazione per delinquere e
tentata concussione) a carico dello stesso Mastella e di sua moglie, Sandra
Lonardo, all’epoca dei fatti presidente del Consiglio regionale della
Campania. L’inchiesta è quella sulle assunzioni pilotate all’Arpac, che è
l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Campania.
«Non chiedo sconti», ha dichiarato Mastella, che domenica mattina alle
10.30 sarà al teatro Stabile di Potenza per la prima manifestazione
nazionale del suo partito. «Non andrò alla ricerca di una prescrizione,
breve o lunga. Voglio uscire immacolato da questa vicenda, così come sono».
Ha quindi aggiunto. «Ma vi ricordo che è rimasta in piedi un’unica accusa
di abuso d’ufficio per aver segnalato un co.co.co di tre mesi e che
l’appropriazione indebita non è competenza napoletana, è una vicenda che si
riflette su Roma (l’acquisto di appartamenti, ndr), ed era già passata al
vaglio della procura romana, essendo partita da Catanzaro».
Pesa piuttosto l’aspetto psicologico della faccenda. L’ex guardasigilli ha
parlato di «quella che i sociologi definiscono “costruzione del panico
morale”, che ha allontanato molte persone». Poi è tornato sui temi della
campagna elettorale. Mastella è candidato a sua volta come sindaco di
Napoli contro quel De Magistris che è stato il suo inquisitore
nell’inchiesta “Why not”. Accuse archiviate dopo pochi mesi, come quelle
contro l’allora presidente del consiglio Romano Prodi. Ma l’ex ministro è
stato anche l’autore di alcune clamorose dichiarazioni, poi smentite nel
periodo caldo di “Toghe lucane”, in cui sembrava avvalorare la tesi di una
«famiglia calabrese» che stava cercando di allargare la sua influenza in
Basilicata attraverso «la scalata di un personaggio legato a vincoli
familiari con un sostituto procuratore di Potenza». Facile pensare alla
coppia Genovese-Cannizzaro, tanto che tra quelli che si sono opposti alla
richiesta di archiviazione dell’inchiesta del pm Vincenzo Capomolla, c’è
chi ha chiesto di sentire proprio l’ex ministro.
Da qui l’affondo del politico di Ceppaloni: «Non ci può essere per legge
un magistrato che indaga politici e poi si candida negli stessi luoghi. È
la fine del riconoscimento della serenità della sua azione. Non sono per la
responsabilità del magistrato, perchè voglio che il giudice sia sereno. Ma
diverso è il caso di Catanzaro, dove se un giudice trova Mastella e Di
Pietro che parlano con la stessa persona, poi dice che Mastella va
arrestato e Di Pietro no. E poi si candida con di Pietro…., Questo lo
trovo singolare».

l.a

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