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di GERVASIO UNGOLO*
CARO Gianni Pittella, scusa se ti chiamo per nome, ma si vuole solo stigmatizzare la confidenzialità con cui ti scrivo. Non vuole essere un non rispetto verso le istituzioni che rappresenti e verso la tua alta moralità, oltre che verso i tuoi continui richiami riferiti alla materia dell’immigrazione, molto spesso da noi condivisi. Mi permetto di usare questi modi perché conosco la tua convivialità dimostrata ogni qualvolta ti sei incontrato con noi. Ti abbiamo sostenuto non solo perché lucano ma perché sapevamo che in te dimoravano quei valori che sono stati dei nostri padri e che sono della nostra Italia. Valori oggi traditi da parte di un governo il quale non merita altre parole. La nostra Regione e la nostra comunità in Basilicata sta pagando un prezzo alto rispetto a tutta la materia che riguarda l’immigrazione. Certo non più alto di quello che pagano questi uomini e donne che nelle campagne del sud dell’Europa, dalla Spagna alla Francia e all’Italia ha reso a sistema il lavoro schiavizzato dopo quello precario. Tutto questo lo si fa con diversi mezzi di cui la guerra e la paura dell’altro sono parte di questi. Realtà ormai incontrovertibile. Ancora una volta Palazzo San Gervasio è meta di accoglienza verso gli ultimi della terra, gli espropriati dai regimi, questi sì sempre più amici dei nostri governi. Noi del Terzo Settore ci troviamo di fronte una realtà troppo grande da affrontare e ancora una volta noi dell’Osservatorio Migranti Basilicata porteremo conforto a questi uomini e donne ancora una volta scontrandoci con la politica, quella che mentre fa affari sulle disgrazie altrui fa ricadere poi sugli altri le colpe dei guasti di un sistema malato. Questo, ancora una volta non ci trova spiazzati così come non ci trova spiazzati la notizia che a Palazzo San Gervasio ci sarà una nuova tendopoli e che le modalità di gestione dell’accoglienza mira più a sottolineare il carattere dell’invasione e della reclusione che quello della solidarietà con i popoli che lottano per una ricerca di democrazia. Noi saremo li, nelle nuove carceri che l’Europa con il suo silenzio costruisce. Noi saremo tra quelle genti come lo siamo stati in questi anni con le “piccozze” ad abbattere quei muri che gli altri ergono. Ma è una battaglia ad armi impari perché l’ostracismo mostratoci da gran parte delle istituzioni, che in Basilicata si chiama centrosinistra non permette alcun dibattito. Per questo noi La invitiamo a presiedere in questi giorni l’accoglienza sperando di fare la cosa giusta per queste popolazioni. Le inviamo i più cordiali saluti e certi di una Sua risposta.
* Coordinatore Osservatorio Migranti Basilicata

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