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PALAZZO SAN GERVASIO – Una decisione «imposta». Poche notizie e la convinzione che l’emergenza si poteva risolvere in un altro modo. A Palazzo San Gervasio non si respira un’ aria buona. E non solo per l’arrivo dei 500 rifugiati. Il diktat ministeriale non è piaciuto soprattutto per il suo carattere “impositivo”. Palazzo da diversi anni è la meta preferita degli extracomunitari che lavorano nei campi di pomodoro. E da luglio a ottobre l’amministrazione comunale è sempre stata costretta a tamponare l’emergenza dovuta all’invasione dei lavoratori stagionali. Ora la questione diventa delicata. I rifugiati saranno sistemati nel famoso campo di accoglienza da anni al centro delle polemiche. Dall’ottobre del 2009 il sito – in teoria – è chiuso con un ordinanza del sindaco. Da martedì scorso, invece, si sta lavorando freneticamente per dare una degna accoglienza alle persone che arriveranno domani. L’area sarà sistemata e saranno messe diverse tende. Dell’aspetto logistico-sanitario ancora se ne sta discutendo. Questa mattina dovrebbe esserci un vertice in comune tra i rappresentanti istituzionali e le associazioni presenti sul territorio. Se da una parte è in via di soluzione la questione relativa all’alloggio, vi è il problema del vitto. Far mangiare 500 persone almeno due volte al giorno non è cosa facile. Oltre al coinvolgimento delle associazioni per la distribuzione e per i servizi di prima accoglienza, si sta pensando a delle convenzioni con i ristoratori della zona. Sono tutte ipotesi al vaglio delle istituzioni che ancora non hanno trovato conferma. «Si poteva pensare a un tipo di accoglienza diverso – ha commentato il vice sindaco, nonché assessore ai Servizi sociali, Paolo Palumbo – Attualmente (ieri ndr) sappiamo molto poco della questione. La cosa certa è che c’è stato un diktat da parte del ministero». «Era preferibile – ha aggiunto – una discussione preventiva prima di tutto con il Comune. Cosa che non c’è stata visto che la prefettura ci ha comunicato che sarebbero arrivati 500 rifugiati e che sarebbero stati ospitati nel campo di accoglienza». Come ha fatto intendere lo stesso Palumbo non si sa quanto tempo resteranno nella tendopoli. La stagione del pomodoro è ancora lontana (i primi extracomunitari potrebbero arrivare a luglio) ma qualcuno si sta già chiedendo che cosa succederebbe se questa prima accoglienza si reitererebbe nel tempo. Palazzo San Gervasio ci ha fatto il callo a gestire emergenze dovute al flusso di extracomunitari. E gli abitanti, insieme agli amministratori – nonostante gli innumerevoli problemi registrati negli ultimi 10 anni – hanno sempre risposto al meglio delle loro possibilità. Lo faranno anche questa volta? Sicuramente sì, anche se non nascondono una certa insofferenza dovuta all’ordine arrivato da Roma.
Giovanni Rosa
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