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I Carabinieri di Crotone hanno arrestato 14 persone fra Crotone, Cutro (Kr), Guastalla (Re), Crema e Cremona, accusate di far parte di una banda responsabile di numerose rapine in abitazioni, farmacie, distributori di benzina, ricettazione e porto di armi clandestine, scorrerie in armi. L’operazione di oggi è stata denominata ‘Masnada’. Il gruppo che si occupava anche dello spaccio di stupefacenti nei locali e nelle scuole, secondo quanto emerso dalle indagini, nel corso di un regolamento di conti aveva anche tentato di uccidere un appartenente ad un gruppo rivale che voleva acquisire il controllo del territorio. Fra gli arrestati anche gli autori di un attentato dinamitardo ai danni dell’assessore comunale all’ambiente del Comune di Cutro (Kr) al fine di scoraggiarne la possibile collaborazione con i Carabinieri in occasione di un tentato furto di materiale informatico.
Il provvedimento di custodia cautelare è stato emesso dal G.I.P. di Crotone su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo e colpisce la cosca facente capo alla famiglia Martino di Cutro (Kr), il cui capostipite, Vito Martino, è detenuto per associazione mafiosa ed altro. Sarebbero stati i figli di quest’ultimo, Salvatore e Luigi, destinatari dell’odierna misura unitamente al padre, ad aver programmato, sotto la sua guida, le azioni delittuose contestate.
Gli arrestati, sette delle quali accusati di associazione per delinquere, fanno parte di due gruppi familiari imparentati con esponenti delle cosche locali. Una gang dedita alle rapine e ai furti ai danni di cittadini ma anche di istituzioni pubbliche come il Comune di Cutro, dove nell’ottobre dello scorso anno sono avvenute diverse incursioni e rubato materiale informatico, ma anche ai danni di pubblici amministratori come l’assessore comunale all’ambiente Gaetano Squillace, la cui autovettura venne fatta saltare con un ordigno come ritorsione proprio per aver impedito uno dei furti che la gang intendeva perpetrare negli uffici del municipio.
Di questo episodio è accusato Salvatore Martino, di 19 anni, figlio di Vito Martino, affiliato alla cosca di Nicolino Grande Aracri e come lui condannato in via definitiva per associazione mafiosa e tentato omicidio nel processo Scacco Matto.
Il giudice delle indagini preliminari Gloria Gori, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Daniela Caramico, ha sottoposto alla custodia cautelare in carcere oltre al 19enne Salvatore Martino (già detenuto), Luigi Martino, di 24 anni; Giuliano Muto, di 23 anni, (già detenuto); Vito Muto, di 45 anni; Antonio Muto, di 38 anni; Giuliano Muto, di 71 anni; Domenico Lerose, di 30 anni (già detenuto); Gaetano Muccari, crotonese di 20 anni; Salvatore Martino, di 31 anni, Carlo Verni, di 43 anni, e Martino Vito, di 41 anni, (già detenuto). Gli arresti domiciliari sono finiti, inoltre, Giuseppe Torromino, 53enne di Crotone; Veneranda Verni, di 41 anni, e Rosanna Policastrese, di 40 anni. Fra le accuse contestate agli indagati figurano anche due tentati omicidi, scaturiti da contrasti interni alla gang.
I Muto e i Martino, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbero litigato fra loro perchè i primi si sarebbero resi responsabili del furto di alcune scope elettriche perpetrato ai danni di un componente della famiglia Martino. E dalla lite sarebbero passati alle vie di fatto. Antonio e Vito e Muto sono accusati di aver istigato Giuliano Muto (di 23 anni) a sparare due colpi di pistola calibro 6,35 contro il 31enne Salvatore Martino senza tuttavia riuscire a colpirlo. Salvatore Martino, dal canto suo, avrebbe risposto al fuoco contro Giuliano Muto.
«Non potevamo tollerare la situazione che si era venuta a creare a Cutro» ha affermato il procuratore della repubblica di Crotone Raffaele Mazzotta, che questa mattina ha illustrato i risultati dell’operazione insieme al comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Francesco Iacono, e al comandante del reparto operativo tenente colonnello Luigi Di Santo. Le indagini – ha aggiunto il procuratore Mazzotta – hanno portato alla luce l’esistenza di una banda di giovani che «con estrema sfrontatezza intendeva sostituirsi ai genitori, come nel caso del figlio di Martino Vito, creando una propria struttura, non esitando ad usare armi ed esplosivi». A dimostrazione di questa sfrontatezza il procuratore ha citato l’intercettazione di un colloquio avvenuto in carcere tra Salvatore Martino e il padre Vito nel quale il giovane si attribuisce la responsabilità dell’attentato dinamitardo all’assessore Squillace, reo di avergli impedito il furto dei computer dal Comune. «Gliel’ho fatto io a Carletto» dice Salvatore Martino ma il padre lo rimprovera: «Quello che hai combinatoi non lo hai visto?», riferendosi alla reazione dei cittadini di Cutro che dopo la serie di furti e rapine e l’attentato all’assessore comunale erano scesi in piazza. Proprio la reazione della cittadinanza e la collaborazione delle vittime è stata messa in risalto dal colonnello Iacono che ha parlato di una «risposta forte», lodandone il senso civico e il coraggio. Il tenente colonnello Di Santo ha spiegato che la pericolosità dei componenti della banda era inversamente proporzionale alla loro giovane età.
PROCURATORE DI CROTONE, MAZZOTTA: “I GIOVANI VOLEVANO
SVOLGERE IL RUOLO DEGLI ANZIANI”
E’ stato accertato che le persone arrestate facevano parte di due gruppi familiari imparentati con esponenti delle cosche della ‘ndrangheta di Cutro e tra loro vi erano alcuni giovani che intendevano sostituirsi ai genitori, creando una struttura in proprio. «Non potevamo tollerare la situazione che si era venuta a creare a Cutro» ha detto il procuratore di Crotone, Raffaele Mazzotta, illustrando i dettagli dell’operazione «Masnada» insieme al comandante provinciale dei carabinieri, Francesco Iacono, ed al comandante del reparto operativo, Luigi Di Santo.
Mazzotta ha spiegato che le indagini hanno evidenziato che la gang di giovani, «con estrema sfrontatezza, intendeva sostituirsi ai genitori, come nel caso del figlio di Martino Vito, creando una propria struttura, non esitando ad usare armi ed esplosivi». Iacono, dal canto suo, ha sottolineato la “risposta forte”, in termini di senso civico e coraggio, concretizzatasi con la reazione della cittadinanza di Cutro, dopo una serie di furti e rapine e l’attentato a Squillace, e la collaborazione delle vittime.
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