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Sono almeno 500 gli uomini affiliati alla ‘ndrangheta in «localì – territori di base in cui è organizzata l’attività criminale – in Lombardia. È quanto emerge, fra l’altro, dalla relazione della Direzione nazionale antimafia (Dna). Le indagini hanno accertato che nella regione sono operativi i «locali di Milano, Cormano, Bollate, Bresso, Corsico, Legnano, Limbiate, Solaro, Pioltello, Rho, Pavia, Canzo, Mariano Comense, Erba, Desio, e Seregno. Ma certamente – viene sottolineato – ne sono presenti altri. Il “locale” operante sul territorio lombardo è formato dall’aggregazione di ‘ndrine distaccate che hanno riprodotto la forma organizzativa propria dei ‘localì di provenienza. Il “locale” al suo interno ha una forma organizzativa piramidale al vertice del quale vi è il capo locale. Le ‘ndrine operanti a Milano e in Lombardia – scrivono i magistrati – a un certo punto hanno avvertito la necessità di darsi una struttura di coordinamento, in seguito denominata la “Lombardia”, che è diventata il punto di raccordo di tutti i ‘locali’ esistenti. Peraltro – viene fatto notare – i rapporti con la casa madre non sempre sono stati idilliaci, sono certamente esistite frizioni tra Milano e Reggio Calabria. Tra i tanti particolari interessanti analizzati il fatto che la ‘ndrangheta rimane impermeabile, vista la sua struttura su base familiare, al fenomeno del ‘pentitismo’. E poi il fatto che la Lombardia non è più una ‘isola felice’ non solo per la presenza delle mafie storiche del Sud, ma anche per la crescente presenza di organizzazioni criminali straniere (composte dapprima da turchi, cinesi, marocchini, sudamericani e da albanesi, russi e slavi). Riguardo invece al narcotraffico la presenza dei tre aeroporti di Linate, Malpensa e Orio al Serio, fa del territorio un crocevia dello sbarco di sostanze stupefacenti».

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