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POTENZA – L¹ultima volta che da via Anzio hanno chiesto a Palazzo Chigi di
dichiarare lo stato d¹emergenza per le inondazioni dovute alle piogge e
allo straripamento dei fiumi nel metapontino è stato a novembre dell¹anno
scorso. Da allora non se ne è saputo nulla.
La presidenza del Consiglio dei ministri non si è mai pronunciata sulla
questione, impegnata com¹era a risolvere la crisi ben più grave di un¹area
strategica come il Veneto, colpito in maniera drammatica.
Anche i comuni lucani dal canto loro avevano segnalato danni ingenti. Le
prime stime si aggiravano sopra i cento milioni di euro, e nonostante
l¹inerzia del Governo dalla Regione sarebbero comunque partiti i
sopralluoghi. Il disastro alla fine sarebbe stato ridimensionato a meno di
un decimo di quello che si pensava, ma da Roma non è ancora arrivato un
euro.
Il destino per questi altri alluvionati si deciderà nei prossimi giorni.
Entro la settimana è prevista una riunione del Consiglio dei ministri, e in
quella sede la richiesta dei vertici della giunta regionale potrebbe essere
accolta, respinta o ignorata. In ogni caso bisognerà iniziare la
ricostruzione.
Nella prima ipotesi dopo aver stanziato i fondi necessari occorrerebbe
nominare un commissario, che potrebbe essere il presidente della giunta
regionale Vito De Filippo, attrezzato per l¹occasione con i poteri
eccezionali della Protezione civile. Nella seconda e nella terza
resterebbero sul piatto i soldi dell¹accordo di programma da 27 milioni di
euro sottoscritto a dicembre dall¹assessore alle Infrastrutture Rosa
Gentile e il ministro all¹Ambiente Stefania Prestigiacomo per la riduzione
del rischio idrogeologico.
Sono fondi destinati per la protezione e il consolidamento dei centri
abitati, dei versanti montani, la salvaguardia ambientale, il ripristino
delle condizioni di stabilità dei terreni e la lotta all¹erosione degli
argini e delle coste. Lo stanziamento complessivo del Governo ammontava a
un miliardo di euro, che sono diventati 800 dopo il prelievo per
l¹emergenza in Veneto, poi sono stati divisi tra le altre regioni. A
spartizione avvenuta è difficile che si torni indietro, e si ripeta
un¹operazione come quella propiziata dai buoni uffici del governatore Zaia.
Se servono risorse aggiuntive andrebbero cercate altrove.
In Basilicata gli interventi programmati sono 85, e rappresentano i fronti
di pericolo maggiore per l¹incolumità di cose e persone, anche se al
momento della loro presentazione non erano mancate le polemiche da parte
delle amministrazioni comunali trascurate. Tra quelli di maggior rilievo
uno di contrasto all¹erosione sulla Costa jonica per 3 milioni di euro, e
lavori di ripristino del corso del fiume Basento per 500 mila euro (a
riprova, per chi ne dubitasse, che i presagi c¹erano tutti).
La coperta resta corta, perchè per il recupero completo delle situazioni
critiche segnalate a dicembre sarebbe occorsa una spesa almeno dieci volte
superiore, ed è chiaro che dopo i fatti della scorsa settimana anche le
priorità andrebbero riviste. Nei giorni scorsi per la gestione operativa
dell¹accordo è arrivata la nomina di Francesco Saverio Acito come
commissario straordinario incaricato dal presidente del Consiglio dei
ministri e sull¹asse tra Matera e Roma, sarebbe già partita una seconda
trattativa per riuscire a strappare altri finanziamenti, o quantomeno la
possibilità di rivedere il programma di interventi che era stato approvato
a dicembre.
Riaprire la questione degli interventi da finanziare potrebbe liberare in
breve fino a 14 milioni di euro da destinare nel metapontino, ma
aumenterebbe in proporzione il numero dei delusi tra le amministrazioni che
aspettano da anni l¹apertura dei cantieri, per non parlare dei danni in
caso di altri eventi come quello della scorsa settimana.

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