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“Adesso che possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo per il rientro a casa degli ultimi operai del Materano “intrappolati” a Misurata in Libia per le note vicende, il pensiero è rivolto alle condizioni di lavoro e di vita di tanti lavoratori lucani dipendenti di aziende italiane che hanno acquisito commesse, per la gran parte in subappalto, per lavori edili in numerosi Paesi cosiddetti a rischio”. E’ il commento del segretario generale regionale della Basilicata della Feneal-Uil Domenico Palma per il quale “proprio la recente vicenda dei lavoratori di Ferrandina, Nova Siri, Bernalda, Miglionico e Salandra, decisamente più fortunata di quella di altri operai di Bernalda dipendenti dell’Eni e, come si ricorder grave;, prigionieri per settimane in Niger, sollecita la definizione di una mappa aggiornata dei lavoratori lucani all’estero. E’ questo un compito da affidare alla Commissione Lucani all’Estero della Regione, di intesa con le organizzazioni sindacali confederali e gli stessi Patronati che in molti casi intervengono per tutelare i nostri corregionali specie nei casi, purtroppo non rari, del mancato rispetto dei contratti di lavoro e delle condizioni di minimo decoro per l’accoglienza dei nostri stessi operai. Ci sono Paesi, soprattutto dell’Africa e del Medio Oriente – evidenzia Palma – dove i lavoratori vivono condizioni precarie con scarsi diritti e che addirittura non possono lasciare i cantieri sorvegliati di giorno e di notte. Poiché il mercato del lavoro, non appena la situazione nei Paesi del Nord Africa ritornerà più tranquilla, continuerà a richiedere manodopera specializzata edile e non, è facile prevedere che l’ondata migratoria dei nostri corregionali riprenderà, anzi potrebbe intensificarsi sia per nuovi appalti di infrastrutture ed opere civili che per la crescente disoccupazione in Italia. Del resto, è sufficiente consultare via Internet siti di agenzie interinali o di società italiane che hanno commesse di lavori di costruzioni all’estero per verificare che l’offerta di lavoro è ancora consistente specie per alcune categorie professionali edili molto richieste. Per il sindacato – conclude Palma – è questo un nuovo e per alcuni aspetti inedito terreno di impegno che deve vederci preparati anche “in missioni” all’estero per incontrare i nostri operai corregionali ed occuparci specie dei lavori maggiormente usuranti a contatto di fibre di amianto in troppi luoghi di lavoro esteri”.

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