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Crisi libica e petrolio. Sono stati questi i principali temi affrontati questa mattina in un incontro tra il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo e il console generale della Repubblica federale di Germania a Napoli, Christian Much (in foto).
Alla domanda del console, su quale fosse la posizione del governo lucano sulla crisi del Nord Africa, De Filippo ha risposto ribadendo la disponibilità della Basilicata a farsi carico del problema dei profughi, nel caso dovesse presentarsene la necessità, nei limiti delle possibilità e delle strutture regionali.
Quanto al petrolio, il governatore ha parlato dell’apporto della Basilicata alla bolletta energetica del Paese. Nel rimarcare come in Val d’Agri ci sia il più grande giacimento in terra ferma di greggio dell’Europa e un altro non ancora attivo nell’Alto Sauro, De Filippo ha spiegato che, a regime, la Basilicata potrà contribuire per il 12-13 per cento al fabbisogno energetico italiano con una produzione di circa 170 mila di barili al giorno. Dal petrolio, ha continuato il governatore lucano, la Basilicata, però, vuole di più. A questo scopo puntano le tre giornate del Copam, la prima conferenza internazionale del petrolio e dell’ambiente in programma nei primi giorni di marzo. Per giocarsi con il governo e le compagnie petrolifere la partita dello sviluppo sostenibile, delle infrastrutture e dell’occupazione.
Oltre che del petrolio, si è discusso anche del turismo e delle relazioni che legano la Basilicata alla Germania. Much ha rimarcato la sua antica conoscenza della regione visitata come turista nel 1977. La Basilicata archeologica, ma anche gli itinerari dell’imperatore Federico II e Matera sono tra le mete preferite dai turisti tedeschi, i secondi, dopo gli inglesi, per numero di presenze sul territorio lucano.
Un rapporto consolidato anche dalla presenza dei lucani in Germania, emigrati per lavoro e molti ritornati nei paesi di origine.
La visita di Much in Basilicata durerà due giorni, oggi a Potenza e domani a Matera, dove incontrerà le autorità e gli imprenditori che più hanno contatti con il mercato tedesco.
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