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«La ‘ndrangheta da noi c’è, è presente ed esercita un profondo condizionamento sociale fondato sia sulla forza delle armi, sia sul ruolo economico raggiunto soprattutto con il riciclaggio di denaro sporco ed il traffico della droga, attività queste che le hanno permesso di controllare ampi settori dell’economia». Lo ha detto Salvatore Magarò, presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta, intervenendo alla presentazione del dossier sulla legalità e la lotta alla ‘ndrangheta della Parrocchia della Misericordia di Isola Capo Rizzuto, a cura di Pino Nano, alla presenza tra gli altri di Pier Luigi Vigna, già procuratore nazionale antimafia. «La ‘ndrangheta da noi – dice – c’è e condiziona anche la vita politica. Per questo siamo consapevoli che la sfida è gigantesca, perchè la ‘ndrangheta ha più facce e conta su una fitta rete di relazioni sul territorio, nonchè sulla presenza di pericolose zone grigie che agiscono indebolendo l’integrità dello Stato e favorendo i fenomeni corruttivi e degenerativi della pubblica amministrazione. In questa battaglia – ha detto – non mancano gli elementi positivi che è giusto e doveroso sottolineare: penso al lavoro dei magistrati, delle forze dell’ordine, ma anche a quello di associazioni, gruppi, segmenti della Chiesa, uomini e donne che si spendono tutti i giorni senza chiasso e senza rumore, per dare dignità e vita alle persone. Accanto agli arresti, ai processi, alle confische di patrimoni, servono però altri strumenti di contrasto. Occorrono politiche sociali, del lavoro, dell’istruzione. In questo ambito – ha proseguito – la nostra regione può svolgere un ruolo determinante. Ai primi posti dell’agenda politica devono trovare spazio adeguati interventi finalizzati a ridimensionare i fenomeni di disuguaglianza e marginalità delle classi sociali. Dobbiamo creare condizioni di emancipazione per i calabresi. Perchè laddove sono più ampie le fasce del bisogno, la ‘ndrangheta prospera, corrompe, affascina, esercita un più incisivo potere di attrazione. Mettono i brividi – ha poi detto – le parole intercettate qualche tempo fa, pronunciate da un capocosca, che parlava quasi con fastidio di eccessive richieste di affiliazione e della necessità di imporre il numero chiuso. A questo fenomeno dobbiamo rispondere con una politica di investimenti e di sostegno al sistema economico e produttivo che spalanchi le porte a nuove e durature opportunità occupazionali».

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