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POMARICO – Il professore Antonio Bonavista (in foto) non trova pace. Si stanno concentrando su quattro persone, le indagini del commissariato Centro di Torino per il decesso dell’insegnante originario di Pomarico L’uomo è stato trovato morto nella sua mansarda torinese di via Rossini 12, la sera del 31 gennaio scorso; con molta probabilità il professore di Educazione artistica era deceduto da un giorno.

Dunque, per la morte del quarantaquattrenne, il giallo è sempre aperto. Quanto, va specificato, ancora di difficile comprensione. Perché, innanzitutto, le indagini stanno portando, parallelamente, a risultati che, messi a confronto uno con l’altro, lasciano ancora troppi dubbi. Ma si starà a vedere. Intanto, grazie agli esami dei tabulati telefonici delle vittima, gli inquirenti stanno dando molta attenzione a quattro persone. Delle quali, tra l’altro, ancora nessuna risulta indagata. Ma tra i quali potrebbe celarsi probabilmente il testimone più significativo. Ovvero la persona che potrebbe essersi trovata prima della morte di Bonavista, nell’abitazione di via Rossini. Per il momento solamente questo trapela dalle stanze della Polizia torinesi. Mentre, come era già stato ricordato, seppur non ci fossero segni di violenza sul corpo, il professore del “Calamandrei” potrebbe essere stato picchiato prima di incontrare il termine della sua vita. Infatti, in virtù di quanto emerso dalla prime letture del lavoro del medico legale Fabrizio Bison, che era stato incaricato di effettuare la perizia autoptica sulla salma dell’uomo dal pm Eugenia Ghi, perito che ha escluso la morte violenta, si sarebbero trovate tracce di lesioni addirittura compatibili con l’esito di un’aggressione.

In pratica Bonavista potrebbe essere stato picchiato.

Non resta ancora che comprendere se non si tratti delle conseguenze stesse del malore, che avrebbe stroncato l’insegnante. Gli interrogativi restano tutti. E si ricomincerà dall’esito degli esami tossicologici. Fra i saluti e le testimonianze della gente comune che ha omaggiato Bonavista, in mezzo alla poche righe di ricordo spedite dai rappresentanti istituzionali, è da citare l’addio inviato dallo scrittore e studioso Virgilio Boccardi: «Ho perso -scriveva il 5 febbraio Boccardi- un caro amico. Un’amicizia nata appena due anni fa, ma per me come fosse antica di anni Pomarico ha perso un uomo eccezionale per cultura, sensibilità, generosità. E fu proprio quello “sdarsi” generosamente a quel Festival di Vivaldi che Antonio con intelligenza aveva creato, che in breve riuscì a far conoscere la sua Pomarico oltre i confini. Vivaldi era divenuto il suo scopo di vita, approfondendo la ricerca con rari documenti sugli antenati del Prete Rosso, raccogliendo centinaia di incisioni della sua musica, decine di biografie. Antonio voleva fare della sua terra un grande centro vivaldiano in una specie di gemellaggio con Venezia». Non a caso, conferma Boccardi, per l’edizione 2011 del Pomarico Vivaldi Festival era stato Antonio Bonavista ha prendere accordi addirittura con il prof Talbot, uno dei maggiori studiosi viventi di Vivaldi.

Nunzio Festa

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