X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

di MAURO ARMANDO TITA
NON VOGLIAMO brandire la clava e non vogliamo infierire ulteriormente. Vogliamo riprendere, però, gli ennesimi accorati appelli, da rivolgere ai soggetti istituzionali e non, che coltivano da tempo un po’ di dignità e un po’ di pudore. Da secoli noi uomini di buona volontà confortati dal Quotidiano declamiamo nel deserto e urliamo alla luna, senza timori referenziali verso i cosiddetti poteri forti. Da secoli fotografiamo la società lucana nella speranza di intravedere segnali di rinnovamento nella prassi civica. Da secoli come sostiene Paride Leporace nell’introduzione alla “mia” rassegna predichiamo l’umanizzazione della burocrazia, il ricambio generazionale con giovani vogliosi di futuro lucano, la meritocrazia e l’innovazione, senza mai inseguire le veline del pastone.entrando nella carne e nel sangue dei nostri giorni. Da secoli aborriamo ogni forma di familismo amorale , di privilegi e di ipocrisie. La Corte dei Conti e tutta la stampa locale hanno smosso, in questi giorni , acque stagnanti “secolari”. Le vergognose indennità dei dirigenti regionali e quelle doppie intascate dai parlamentari, non disgiunte dalla denuncia del giornale “La Stampa” per lo scandalo dei monogruppi consiliari delle varie regioni, compresa la Basilicata…ci hanno fornito uno “squarcio” di una società tribale e feudale, dura a morire. Vantiamo diritti di primogenitura su middlescents, caste e bonificati vari. Quante volte anticipando i successi cinematografici odierni di Antonio Albanese e, sconfortati, più che mai, abbiamo fatto uso dello sberleffo comico del Marchese del Grillo e dell’on.le Cetto Laqualunque. Quante nostre provocazioni da. “Rubbia al Federalismo selvaggio” quest’ultimo mutuato sulle nostre risorse endogene, in primis , il petrolio.sono cadute nell’oblìo, con tanto amaro disappunto. Oggi le doppie indennità percepite dai parlamentari lucani hanno scosso il popolo lucano immerso in un letargo ingiustificato. Questa volta vi è un qualcosa in più. Non sono più tollerate queste disgustose sperequazioni . Il popolo bue sta prendendo coscienza. L’homo sapiens lucano, finalmente, organizza le sue capacità di pulsione. Si prende atto della cruda realtà senza se e senza ma. Il Fortino dei politici furbi e silenti non è più inespugnabile. La goffaggine non è più di casa. I nervi scoperti sono stati intaccati. Non sarà tanto facile fare proclami sui giornali . E’ troppo tardi per rimediare.sarebbe stato opportuno chiedere scusa alla comunità lucana o zittire. Le giustificazioni di sorta aggravano la situazione e rincarano la dose. Per lor signori parlamentari coniugare il vissuto con il teorizzato è puro optional.In tutto questo baillame ci rattrista il silenzio della Chiesa Lucana. Cerchiamo in tutti i modi di coinvolgere le istituzioni ecclesiastiche per il loro forte ruolo esercitato sulle popolazioni lucane e per il forte radicamento sul territorio… Qualche volta ci riusciamo (vedi Morti Bianche e Ghetto di Palazzo S. G.) Per queste ragioni non abbiamo mai amato le insensibilità e le indifferenze. Non amiamo la cappa di silenzio scesa sugli “Stati Generali del Lavoro”, dopo tanta vasta eco mediatica e dopo una perdita secca di oltre 7.000 unità lavorative, da noi ripresa e denunciata, fino alla noia. Non abbiamo mai amato i preti e gli uomini della Chiesa che giustificano “le contestualizzazioni” (vedi monsignor Fisichella). Amiamo, però, da sempre i don Diana, Don Puglisi, i Don Benzi, i Don Milani, i Don Ciotti e Don Bello…La loro umiltà ci guida da sempre. Speriamo in atti e fatti concreti, speriamo in una scossa che non si cibi del solito fatalismo e del solito appiattimento sociale. Non sopportiamo più il silenzio “plumbeo” denunciato da Andrea Di Consoli e tanto meno i muti agevolati di sempre. Vogliamo una Chiesa e una Società reattiva che facciano sentire il fiatone ai demagoghi e ai politici senza scrupoli. La società , in special modo quella politica, come sosteneva Don Sturzo, non è una entità o un organismo al di sopra dell’individuo è parte attiva e integrante del suo vivere. Mancando questo elementare e sacrosanto principio, il nichilismo e il relativismo, saranno sempre più “contestualizzati” da forme di cinismo e di protervia che non possiamo più giustificare. La cultura civile e l’orgoglio devono essere patrimonio degli uomini lucani di buona volontà. Non possiamo vivere in Basilicata in una indifferenza e in un cinismo.all’infinito. A tal proposito, ob torto collo, speriamo di non essere costretti a richiamare il famoso aneddoto di Albert Einstein: «Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana». E non sono sicuro della prima.Almeno in questa occasione lasciamo la stupidità in soffitta.e reagiamo civicamente…da uomini con schiena dritta, dotati di veri attributi e biglie d’acciaio e non con le solite e “pavide” Palle di Velluto.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE