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Mercoledì 23 si terrà l’udienza preliminare del processo sulla morte di Franco Nisticò, colpito da infarto il 19 dicembre 2009 a Villa San Giovanni mentre stava partecipando alla manifestazione contro la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. L’inizio del processo, affidato al Gup, Kate Tassone, vede un unico imputato. Ossia Gaetana Morace, medico chirurgo in servizio presso il Suem 118 di Reggio Calabria, a bordo (il occasione della manifestazione dello svolgimento della manifestazione “No ponte”) dell’ambulanza “Riva 4”, di tipo A (Unica dotata di defibrillatore), con postazione nella piazza Italia di Villa, nei pressi della stazione. La dottoressa è accusata di “negligenza” e per “essersi rifiutata di intervenire”.
L’indagine del pm Carmela Squicciarini, della Procura di Reggio Calabria, parti poche ore dopo la morte dell’uomo. Nisticò, 65 anni, sposato con 5 figli, in quell’occasione aveva appena parlato dal palco, ma poi si accasciò colto da un malore, per morire alcuni minuti dopo in attesa di soccorsi che non arrivarono.
L’accusa, sulla quale dovrà pronunziarsi il Gup, Kate Tassone, è scritta sulla richiesta di rinvio a giudizio del 18 novembre scorso. La negligenza sarebbe consistita «nel rifiutarsi, benchè tempestivamente e ripetutamente richiesta – dal vigile urbano del Comune, Fortunata Greco, ed altresì, del comandante del Corpo di Polizia municipale, Donatella Canale – di intervenire urgentemente con la citata ambulanza, in località Cannitello, presso piazza Chiesa, ove vi era una persona colta da malore (Francesco Nisticò, in arresto Cardiaco) affermando loro che “non intendeva prendere disposizioni dal Comandante della Polizia locale” e che “Comunque, non sarebbe intervenuta, perchè bisognava chiamare il 118 di Scilla”».
Negligenza in quanto si sarebbe rifiutata «di eseguire comunque un intervento di pronto soccorso, omettendo di effettuare, pertanto, con urgenza, l’unica manovra rianimatoria efficace per consentire la ripresa per riprendere l’attività cardiaca del Nisticò, costituita dal defibrillatore, ed allontanadosi, successivamente, da Villa San Giovanni, per fare rientro a Reggio Calabria, abbandonandovi Nisticò». Il pm ha anche rilevato che il medico omise di comunicare, alla centrale operativa del servizio 118, di trovarsi ancora a Villa e di segnalare l’emergenza. Tra l’altro il chirurgo avrebbe violato anche il codice deontologico professionale che prevede “il medico, indipendentemente dalla sua abituale attività, non può mai rifiutarsi di prestare soccorso o cure d’urgenza e deve tempestivamente attivarsi per assicurare ogni specifica ed adeguata assistenza”.
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