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La Basilicata stenta a spendere i fondi Ue ma resta comunque una delle rare regioni “virtuose” in un panorama italiano demoralizzante dove più del 90% dei finanziamenti europei giacciono inutilizzati a quattro anni dall’inizio della fase di spesa.
Dal 2007 le regioni italiane sono riuscite a spendere appena il 9.5% dei fondi a loro disposizione nel periodo 2007-2013. Il ritardo sembra difficile da colmare quando si è già a oltre metà strada, mentre il Partito Democratico avverte che 7 miliardi sui 44 complessivi, potrebbero andare in fumo.
La Basilicata non eccelle, ma in un contesto di grave ritardo, appare paradossalmente tra i primi della classe. Infatti, dei 752 milioni di euro di fondi che le sono destinati complessivamente (mettendo insieme finanziamenti Ue e cofinanziamenti nazionali), la regione ne ha spesi finora quasi 129 milioni, pari a oltre il 17% del totale.
A quattro anni dall’inizio della programmazione finanziaria settennale, ci si sarebbe pure potuto attendere una spesa del 50% o 60%, e invece gli investimenti restano sotto il 20%.
Eppure, volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, non si può non tirare un sospiro di sollievo confrontandosi con Puglia e Calabria dove la spesa è ancora al 9%, sotto la pur bassa media nazionale. E peggio ancora fanno Sicilia (neanche 8%) e Campania, che registra una spesa inferiore al 6%.
Non è certo un fenomeno nuovo, visto che da decenni le regioni italiane sprecano preziosi fondi Ue per l’incapacità di saperli spendere. Ma è lecito continuare a porsi la domanda.
Tra le risposte accettabili c’è la crisi economica, capro espiatorio di ogni male, ma effettivamente causa di complicazioni nel reperimento di risorse nazionali da abbinare ai fondi europei. Senza tali cofinanziamenti, infatti, i soldi Ue restano a Bruxelles.
Anche altre regioni europee soffrono di ritardi in questa difficile congiuntura, ma l’Italia come al solito ci mette del suo. I deputati ed europarlamentari del PD che hanno diffuso le cifre regionali puntano il dito contro “l’irresponsabile sottrazione di 28 miliardi di fondi Fas”.
Fas è la sigla per Fondo per le Aree Sottoutilizzate. Ma il governo ha preferito destinare tali risorse alle problematiche più disparate, spesso ben lontano dalle zone più depresse del paese. E così i soldi del Sud sono andati anche agli allevatori del Nord Italia, per pagare le multe che si erano fatti comminare per anni di testardo sforamento delle quote latte.
Umberto Bossi e la Lega Nord ne hanno fatto un invincibile cavallo di battaglia elettorale promettendo agli allevatori lombardi che alla palese violazione delle regole non sarebbe seguito alcun castigo. E infatti, le multe le hanno ripagate con i soldi destinati alle campagne lucane o alle aziende calabresi.
In passato i fondi statali Fas sono serviti a coprire le falle di un sistema privato poco incline a prendere rischi o di amministrazioni con enormi buchi di bilancio.
Il cofinanziamento nazionale veniva spesso garantito da tali fondi. E in alcuni casi le risorse del Fas hanno persino contribuito a far partire progetti che restavano al palo per ritardi nei finanziamenti Ue, che tutt’altro sono fuorché una macchina perfetta.
La sottrazione di questi fondi ha certo contribuito all’ennesimo pessimo risultato del Sud Italia, ma le amministrazioni pubbliche regionali non possono sorridere.
Restano ancora tre anni per recuperare. E forse sarà l’ultima opportunità prima che le risorse destinate al Meridione si contraggano significativamente, come molti esperti prevedono in tempi di magra.

Francesco Guarascio

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