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E’ davvero stupefacente, a distanza di circa due anni, scoprire che la vicenda del “doppio stipendio” percepito per alcuni mesi dai Senatori della Repubblica Maria Antezza, Carlo Chiurazi, Cosimo Latronico e Egidio Digilio non abbia trovato, già all’epoca, l’unica soluzione plausibile: la restituzione volontaria di quanto indebitamente intascato dalle casse regionali. In tutto 106 mila euro: oltre 31 mila euro la Antezza, circa 27 mila Cosimo Latronico, circa 26 mila per Chiurazi e poco più di 22 mila per Digilio. Scopriamo che nonostante la fortissima polemica che li investì’, hanno fatto finta di niente e si sono tenuti stretti i soldi. Ha dell’incredibile quanto forte sia il potere unificante del danaro nei comportamenti tra le varie sponde politica. Roba da far andare in brodo di giuggiole i qualunquisti di ogni latitudine. Tutti uguali, destra e sinistra. Hai voglia a predicare di programmi, di etica e di asticelle da alzare. Qui c’è chi fa il furbo e ci passa sotto. Ricordiamo che fu a fine giugno del 2008 che ci occupammo da queste colonne della vicenda, quando il Consiglio Regionale procedette con ritardo alla loro sostituzione (erano stati eletti al Senato il 13 e 14 aprile). Come è nostro costume non solleticammo certo i sentimenti di antipolitica. Ma episodi come questi sono vera e propria benzina sul fuoco. All’epoca scrivemmo dell’insopportabile stridore di questi atteggiamenti con la difficile quotidianità vissuta dai più, ma anche che ci stupiva fosse potuto accadere a politici così navigati. Della meraviglia, a fronte delle loro deboli giustificazioni, che avessero davvero potuto ritenere molto semplicisticamente che, una volta depositate le proprie “opzioni” per il parlamento al “protocollo” della regione, il problema non li riguardasse più. E ci chiedevamo anche quale fosse l’elemento predominante nella vicenda: ingenuità, leggerezza o semplicemente avidità. E come fosse possibile che nessuno di loro avesse immaginato nemmeno per un po’ quanto ghiotta potesse essere una storia simile per chi poteva darli in pasto ad una opinione pubblica sempre più disillusa verso i propri rappresentanti nelle istituzioni. Come nessuno di loro avesse temuto nemmeno un pò di essere esposto al pubblico ludibrio. Se davvero pensassero che la questione potesse essere derubricata ad un affare meramente burocratico (lungaggini della giunta delle elezioni), poco politico e men che meno etico. E aggiungevamo che: “Per quanto ci riguarda propendiamo per la assoluta mancanza di intenzionalità da parte dei quattro protagonisti di “abusare” del doppio momentaneo incarico e che gli stessi si siano ritrovati -loro malgrado- dentro questo “affaire”. Con altrettanta franchezza, però, pensiamo che essi abbiano gestito la vicenda nel peggiore dei modi. Infatti, se è vero, come hanno sostenuto, che subito dopo la loro elezione al Senato (cosa che per alcuni non è stata certa nell’immediato per l’attesa delle opzioni degli eletti che li precedevano) hanno fatto la formale comunicazione di dimissioni, è altrettanto vero che avrebbero potuto, altrettanto rapidamente o quantomeno appena sono piovute le prime critiche, fare semplicemente (e renderle pubbliche) altre due righe alla regione. Semplicemente per “rinunciare” ad ogni emolumento correlato alla carica di consigliere da cui ci si era dimessi. Un atto semplice e lineare che avrebbe avuto il pregio della chiarezza, avrebbe sgomberato il campo da ogni ambiguità circa la propria volontà di essere beneficiario del ”doppio stipendio” e tagliato la testa ad ogni ulteriore polemica. Inoltre, avrebbero dato prova di grande sensibilità sia rispetto alla funzione democratica della stampa che ha sollevato il caso, sia dei cittadini elettori che hanno avuto modo di dolersene sia pubblicamente che silenziosamente”. A distanza di tempo dobbiamo purtroppo prendere atto che di tutto ciò ai nostri Senatori non glie ne importava gran che. Hanno fatto finta di nulla. Hanno aspettato che si chetassero le acque sperando nel classico “chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato”. Se nonchè esiste una magistratura (contabile in questo caso) che non ha lasciato correre la cosa e comunica che “chi ha avuto” può continuare a tenersi il malloppo ma “chi ha dato” è chiamato a restituire il mal tolto alle casse regionali. Alla fine della vicenda, quindi, invece della letterina che avrebbero dovuto scrivere loro e che non è mai arrivata al protocollo dell’Ufficio di presidenza della Regione, ne hanno ricevuta una scritta (immaginiamo con quanto piacere) da Vincenzo Folino che ora è nel ruolo che allora era ricoperto dalla Antezza. La lettera sembra contenga l’invito è a restituire i soldi per evitare la beffa che a farlo siano altri (sebbene tra questi altri vi sia anche uno dei beneficiati del doppio stipendio, la Antezza che comunque restituirebbe solo la metà). Che faranno i nostri? Molleranno o continueranno a fare i pesci in barile? Non se ne vengano con la storiella che li hanno dati in beneficienza. Come già gli è stato ricordato da qualcuno, la beneficenza la facciano con i propri soldi e non con questi. Insomma, davvero una brutta storia che di certo non aiuta a migliorare il clima tra cittadini e politica. Davvero una brutta storia dover registrare come a questi quattro autorevoli esponenti tutto ciò sembri davvero non interessare. Ci auguriamo in uno scatto di buon senso e che in qualche modo salvino quel poco di salvabile che ancora c’è. Il danno, purtroppo non riguarda solo loro, ma ci riguarda tutti.
Vito Bubbico
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