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di DOMENICO LOGOZZOIL SEQUESTRO del secolo. Così era stato definito il rapimento dell’ hippie d’oro John Paul Getty III, nipote del magnate americano del petrolio John Paul Getty, che mezzo secolo fa era considerato l’uomo più ricco del mondo. Il sequestro, compiuto a Roma il 10 luglio 1973 dal “clan dei calabresi guidato dai Piromalli”, aveva avuto risvolti drammatici .I banditi, per dimostrare la loro bestiale determinazione, avevano mozzato un orecchio al ragazzo e l’avevano spedito ai familiari. Il ricchissimo nonno non voleva cedere. Ma alla fine pagò il riscatto, quasi due miliardi di lire, e pretese dal nipote la restituzione della somma con l’interesse annuo del 4%. Il giovane fu liberato il 17 dicembre 1973 sulla Salerno-Reggio Calabria, nei pressi di Lauria. Per John Paul Getty III una vita sfortunata, fra alcol e droga. A 24 anni ,un ictus provocato da una overdose lo paralizzò, rendendolo quasi cieco. Gravemente malato, è morto a 54 anni in Gran Bretagna. Un ragazzo con molti problemi, aggravati ancor di più dalle conseguenze di un sequestro che aveva invece segnato il “salto di qualità” della ‘ndrangheta. Il mafioso-pastore abbandonava, infatti, la vecchia attività e imboccava la via nuova. Nasceva la mafia imprenditrice. Arricchimento immediato e ingresso nel mondo degli affari. Gli anni Settanta sono stati quelli che hanno determinato la svolta pericolosa. Dall’abigeato e dalla guardiania abusiva, si passava alle estorsioni, ai subappalti, al contrabbando di sigarette, ai sequestri di persona e allo spaccio di droga. Una escalation criminale che lo Stato non aveva tempestivamente pensato di arginare. E questo va detto con molta franchezza. Perchè è la verità. Sottovalutazioni, connivenze e colpevoli ritardi. Pochi uomini, mezzi scarsi, insufficienti investimenti socio-economici per combattere un nemico che invece giorno dopo giorno vedeva crescere l’esercito di “seguaci”, spinti a delinquere dalla illusione di diventare “ricchi subito”. Le cosche si moltiplicavano. Ed entravano pure in lotta tra di loro. Regolamenti di conti. Morti eccellenti. Cosa Nostra e ‘ndrangheta “disegnavano” con il sangue i nuovi equilibri del potere criminale. La “lupara” eseguiva spietate sentenze di morte. Uomini d’onore finiti nella polvere. Spadroneggiavano le nuove leve che imponevano le nuove regole. Criminali. E lo Stato stava a guardare, mentre cresceva la preoccupazione tra i cittadini onesti. Allarmi inascoltati .E le conseguenze purtroppo oggi sono sotto gli occhi di tutti. ‘Ndrangheta padrona. Assetata di potere. Via i vecchi padrini. Senza pietà. Sfida decisa. Azioni clamorose, soprattutto a partire dalla seconda parte degli Anni Settanta. Dall’eliminazione del boss dei boss di Siderno ‘Ntoni Macrì alla strage del Roof Garden di Reggio Calabria. Sangue e terrore. Un inferno. Anni terribili .E fu davvero “calda” l’estate del 1977 nel Reggino, con l’ “anonima sequestri” letteralmente scatenata. “Ogni cittadino che gode di un discreto reddito -constatò con amarezza il vicequestore vicario di Reggio Calabria, Letterio Giorgianni – corre il rischio di venire sequestrato. Si rapisce una persona per cinquanta-sessanta milioni di lire. Non si rispettano nemmeno i forestieri. E’ necessario che tutti i calabresi collaborino per arginare questa “ondata” di sequestri che si è abbattuta specialmente nella nostra tormentata provincia dove ben sei persone sono in mano ai banditi. E’ una situazione abnorme”. Paura ed omertà. Purtroppo l’una e l’altra sono state e continuano ad essere le alleate principali dei criminali che da decenni penalizzano e paralizzano non solo la Calabria, ma si sono estese e prosperano in aree storicamente lontane dalla mentalità mafiosa. I magistrati calabresi e quelli milanesi, nei giorni scorsi, sono stati concordi nel rilevare che gli imprenditori, non solo quelli del Sud, ma anche quelli del Nord, tacciono e pagano. E ciò non fa altro che favorire la ‘ndrangheta, che oramai ha raggiunto notevoli dimensioni, a livello mondiale. E’ quella che “fattura” di più . E’ la più potente. E’ la più pericolosa. Perché la ‘ndrangheta è arrivata a questi livelli? L’interrogativo-denuncia affonda le radici nel lontano passato. Negli anni in cui le cosche sono riuscite ad approfittare della debolezza dello Stato, che all’offensiva dell’ “anonima sequestri” non ha contrapposto evidentemente le contromisure necessarie. Serviva maggiore determinazione, non c’è dubbio. I responsabili, una volta individuati e assicurati alla giustizia, dovevano essere puniti esemplarmente. Non è stato sempre così .E le cosche si sono arricchite. Nel momento più drammatico dell’emergenza-sequestri lo Stato aveva fatto ricorso alla “taglia”, come nell’antico West! Ricompense per chi collaborava per far liberare gli ostaggi.I l vicequestore Giorgianni, sempre nell’estate del 1977, lanciò infatti questo appello ai cittadini : “Ci sono 180 milioni di lire a disposizione di coloro che ci daranno informazioni utili per la cattura dei sequestratori e la liberazione degli ostaggi. E’ sempre valida la “ taglia” di trenta milioni di lire su ogni gang di rapitori. In Calabria ci sono sei persone che debbono riabbracciare i loro cari e uscire da un incubo”. I risultati non furono quelli sperati e nelle tasche dei banditi finirono i milioni dei familiari degli ostaggi. Alcuni rapiti non tornarono mai a casa e i loro corpi non vennero mai trovati, come nel caso dell’imprenditrice di Cinisello Balsamo, Mariangela Passiatore Paoletti, sequestrata a Brancaleone il 29 agosto 1977. E chi tentò di adoperarsi per una “mediazione”, almeno per recuperare il cadavere, pagò il gesto di umanità con la vita. In quegli anni fare il “carceriere” veniva addirittura e assurdamente considerato un “lavoro”. Sì, proprio così. Fu questa infatti la risposta che oltre tenta anni fa un giovane “custode” diede ad un sequestrato che gli aveva chiesto perché era entrato nell’organizzazione criminale: “Per me questo è un lavoro, ti tengo prigioniero, ti impedisco di fuggire e per questo mi pagano”. Capito a che punto la ‘ndrangheta fa arrivare i “ragionamenti” e le giustificazioni dei giovani finiti nella trappola allucinante del guadagno facile e immediato? Con amarezza e grande allarme scrivemmo tutto questo sul “Giornale di Calabria”. La risposta ? Assordante silenzio di chi aveva istituzionalmente il dovere di intervenire. Inascoltata la tempestiva denuncia . Un fatto grave, molto grave, perché la ‘ndrangheta si è allargata ulteriormente, ha sfruttato ancor di più i giovani ed ha scelto altri campi di interessi economici illegali. I boss avevano abbandonato la strada dei sequestri “perché oramai rendevano poco” ,per entrare nel mondo più redditizio della droga. Ma anche nell’imprenditoria e nella politica, direttamente o con “uomini di paglia”, alla “Cetto La Qualunque”, per intenderci. Più affari, più quattrini. Un altro “salto di qualità”. Maledizione. Di nuovo tanti giovani intrappolati: negato il futuro onesto e felice, per offrire un presente disonesto e infelice! E’ proprio così. Ma non può continuare ad essere così. Troppi drammi, troppi dolori, troppe privazioni, troppa violenza, troppo odio, troppo egoismo. La morte di John Paul Getty III ha riproposto tragicamente le conseguenze che possono essere provocate da un evento assurdo, come quello di togliere la libertà ad un giovane e sottoporlo a una barbara mutilazione. Tutto questo per denaro. Che vergogna. Che infamità. Così come oggi ci si deve indignare e ci si deve ribellare davanti al predominio sempre più arrogante e sanguinario delle organizzazioni criminali che “sequestrano” i giovani facendoli entrare nelle famigerate cosche. Libertà negata. Non ci sono purtroppo territori immuni. Dovunque il nemico della legalità e della legalità trova uno spazio, si infila e cerca di allargare il suo predominio. Con tutti i mezzi. Non bisogna lasciarsi intimorire, non si debbono alzare le mani in segno di resa. Mai. E non farsi sopraffare dalla rassegnazione .Sbagliato seguire chi dice: “Non c’è nulla da fare, qui oramai comandano solo loro”. Se si continua a far passare questa teoria assurda e inconcepibile in una società civile, significa restringere gli spazi della democrazia ed allargare il potere dell’antiStato. No, e poi no! Gli errori degli anni Settanta, si stanno pagando adesso. E duramente. Alle future generazioni non possiamo lasciare in eredità ulteriori nefandezze!
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