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POTENZA – Sta diventando un classico. Per la seconda volta in due giorni consecutivi di consiglio regionale (la prosecuzione si è resa necessaria per affrontare il Piano di dimensionamento scolastico dopo che martedì il dibattito sull’Arbea si è prolungato fino a tarda sera) l’assessore di turno è stato messo in discussione. Dopo la richiesta di dimissioni presentata di consiglieri del Pdl a Vilma Mazzocco martedì, ieri è stata la volta di Rosa Mastrosimone subire dure critiche. E per la seconda volta anche per l’assessore alla Formazione è scattata pronta la difesa dei consiglieri del Pd e del presidente della giunta Vito De Filippo.
Insomma a distanza di 24 ore si è ripetuta pressappoco la stessa scena e lo stesso tipo di dibattito sopra le righe.
Questa volta però in discussione c’era il futuro del sistema scolastico di tutta la Basilicata. Dopo la sospensione della notte precedente ieri mattina i lavori dell’assemblea sono partiti dalla relazione del presidente della Quarta commissione consiliare, Rocco Vita che ha spiegato ai consiglieri le linee principali del provvedimento. Vita ha esordito (prevedendo le polemiche successive in aula) spiegando: «Sono stati ascoltati sindaci, amministratori locali e dirigenti scolatici dei territori sia della provincia di Potenza, sia della provincia di Matera, e abbiamo esaminato le proposte pervenute, tentando di fare sintesi, al fine di raggiungere un risultato positivo per l’intero territorio lucano».
Dopo di lui, è stata la volta dell’assessore Mastrosimone illustrare il provvedimento: «Un Piano frutto di lunghe procedure di confronto e condivisione, che ridisegna l’intero sistema scolastico della Basilicata». Piano regionale però “vittima” secondo l’assessore Mastrosimone «di una cornice normativa, la riforma Gelmini che investe la scuola italiana e che pretende il taglio delle istituzioni scolastiche».
Questo prima delle polemiche però che hanno investito per diverse ore i lavori della massima assemblea legislativa lucana. Attacchi a cui lo stessa assessore Mastrosimone ha replicato spiegando «di non essere la Gelmini lucana». In pratica l’esponente in giunta dell’Idv ha sottolineato più volte di essere stata costretta a effettuare “tagli” in relazione alle politiche nazionali.
Ma la critica del centrodestra che bollato il Piano «come un mercato, anche in vista di alcuni appuntamenti elettorali» ha interessato un altro aspetto della vicenda. In pratica i consiglieri di opposizione sottolineando «l’eccessiva» presenza di modifiche alla proposta iniziale hanno chiesto alla maggioranza di capire «se la giunta sostiene ancora l’assessore e quindi le scelte contenute nel Piano, visti i troppi emendamenti approvati».
Immediata la blindatura alla Mastrosimone da parte del capogruppo del Pd, Vincenzo Viti che sottolineando il lungo lavoro e impegno sopportato dall’assessore alla Formazione per arrivare alla proposta finale ha però evidenziato: «L’unico appunto che potrebbe essere avanzato è, in generale, di poca oggettività e serenità».
In ogni caso il clima in aula è stato incandescente. E al di là del voto finale sul Piano (approvato a maggioranza con i 17 voti del Pd, Idv, Udc, Sel, Pu, Api e i 7 voti contrari del Pdl ed Mpa più le 2 astensioni di Falotico e Navazio) appunti ai vari punti del Piano sono stati mossi anche da esponenti della maggioranza.
Quello che è emerso dal lungo dibattito è che le troppe variazioni e compromessi territoriali hanno di fatto “sconvolto” il Piano che era stato immaginato precendente dalle due Province. La sensazione è che non ci sia stato il coraggio di “scontentare” le varie comunità comunali e locali. Troppo i “capannelli” tra consiglieri regionali e addetti ai lavori durante tutta la giornata. E troppe le pressioni dei vari sindaci e amministratori. Senza contare che alla fine il Piano approvato non è piaciuto a chi come i consiglieri provinciali lo avevo sostenuto all’unanimità in sede di voto alle due Province.
Il commento a caldo del presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza è inequivocacile in tal senso: «Penso che non ci sia stato sufficientemente coraggio e quando ciò si manifesta sulla scuola, il principale investimento sul futuro, si corre il rischio di imprigionare opportunità nel presente. I nodi non sciolti oggi dovranno essere affrontati domani. E sono nodi che corrono il rischio di dare al sistema scolastico ulteriore instabilità e confusione. Sono nodi che attengono ad una strategia dell’offerta formativa ed educativa le cui scelte, prima o poi, dovranno essere fatte, sperando che nei prossimi anni l’effetto di alcune decisioni non costituisca un ulteriore indebolimento di opportunità per i territori e per le nuove generazioni».
Tanto che le conclusioni di Lacorazza sono: «Infine ritengo che sul Piano di dimensionamento scolastico si sia segnata una pagina non edificante nel rapporto tra istituzioni che in un momento di crisi, di tagli e di avvio di federalismo fiscale dovrebbero avere il coraggio e la forza di saper dialogare e cooperare, avendo il compito, noi tutti, di governare i processi. Pur non condividendo il metodo e il merito di buona parte delle modifiche apportate osserveremo, comunque, con attenzione gli effetti di questo piano e saremo pronti in ogni caso a stare al fianco del mondo della scuola che vive un momento storico di grande incertezza e straordinarie difficoltà».
Lo stesso anche se con concetti diversi è stato espresso dall’assessore alla Pubblica istruzione della Provincia di Matera, Antonio Montemurro: «La Provincia di Matera ha inteso realizzare un’azione politica a sostegno del territorio e delle sue ragioni sociali, mettendo a punto un Piano che raggiungesse gli stessi obiettivi nell’arco, però, di tre anni, così come previsto dalle Linee guida regionali e ministeriali. Pertanto confermo e rafforzo la mia posizione a sostegno del Piano di dimensionamento scolastico così come approvato dal consiglio provinciale di Matera».
Salvatore Santoro
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