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POTENZA – E’ stato presentato come il “conclave” del Pd di Basilicata. O come il seminario per il rilancio della Basilicata da parte della classe dirigente del Partito democratico di Basilicata. Ieri però, dai diretti interessati, si è ascoltata molte volte la parola “ritiro”. In effetti il luogo si presta all’immagine romantica del ritiro spirituale: nel bosco invernale di Rifreddo al riparo dai clamori della città.
In ogni caso, la Direzione allargata del Pd lucano non ha disatteso le aspettative. O per lo meno il dibattito è stato vero, non ingessato e a 360 gradi. E soprattutto lungo: i lavori sono iniziati poco dopo le 10 e si sono conclusi alle 20 e 35 quando il presidente della giunta Vito De Filippo ha concluso la propria relazione.
Insomma circa dieci ore di interventi dei vari big del Pd più le relazioni tecniche del presidente e del vicedirettore dello Svimez (rispettivamente Adriano Giannola e Luca Bianchi) e dell’economista lucano Nino D’Agostino. Il tutto nell’obiettivo di mettere il punto sulla situazione attuale della Basilicata, capire gli scenari e comprendere come ripartire.
Dopo i saluti iniziali ha aperto il dibattito lo stesso Speranza che spiegando brevemente i motivi della convocazione ha lanciato una serie di questioni che poi nel proseguio degli interventi sono state condivise in massima parte dai “colonnelli” democratici che hanno preso la parola.
Il segretario regionale del Pd insomma, senza troppe mezze parole, ha invitato tutti a rimboccarsi le mani per ridare slancio all’economia lucana e per ristabilire sui binari giusti il rapporto tra società e cittadini con la stessa classe dirigente presente.
Ovviamente il pensiero non è stato rivolto solo a quelli del Partito democratico. Roberto Speranza ha lanciato molti messaggi agli alleati del centrosinistra. Non solo. Sono stati annunciati a breve gli stati generali della coalizione che governa la Basilicata
per «ridefinire e rilanciare l’agenda programmatica». Non è più il tempo dunque degli indugi. La politica lucana assume da Rifreddo l’onere di cambiare la marcia del proprio operato. Non solo dal punto di vista delle proposte programmatiche, ma anche dal punto di vista di una maggiore sobrietà e responsabilità nell’affrontare la questione morale. Speranza ha parlato a tal proposito della necessità di «offrire ai lucani il buon esempio con atteggiamenti e comportamenti caratterizzati da una forte tensione etica».
Perchè al di là delle questioni specificatamente programmatiche più volte durante il dibattito è stata affrontata la questione di un profilo istituzionale e politico che deve essere più sobrio. In buona sostanza è stato affrontato il tema di una classe politica che deve offrire un immagine di sè più rigorosa. Essere da esempio per i cittadini. E quindi non sono mancate le analisi e gli approfondimenti sul sentimento antipolitico e sul disagio.
Da parte di molti non è stata sottovalutata la considerazione secondo cui a momenti di maggiore difficoltà e disagio i cittadini alzano il livello delle aspettative dalla politica e dalle istituzioni.
In ogni caso uno dei capitoli dell’intero dibattito è stato quello del carattere assistenziale della politica lucana degli ultimi decenni. Un carattere distintivo, è stato ammesso dai più, inevitabile quanto difficile da modificare. In ogni caso alla parola sviluppo ha fatto eco quella del cambiamento. Da quanto è emerso senza l’una non ci può essere l’altra.
In particolare D’Agostino ha puntato l’indice contro quella «borghesia produttiva che deve smettere di andare solo a caccia di incarichi e appalti». Meno critico il capogruppo alla regione, Vincenzo Viti: «E’ la classe dirigente lucana a dover trovare, nel suo interno, le risposte per il futuro».
Il presidente del consiglio Folino non ha fatto sconti: «Bisogna avere il coraggio di dire che quello attuale è ormai troppo costoso e ingiusto, e dobbiamo avere il coraggio di dire che bisogna razionalizzare e ottimizzare le risorse». Folino ha anche lanciato una provocazione: «Dobbiamo avere il coraggio di usare la parola sottosviluppo».
Giannola e Bianchi da parte loro hanno affrontato le questioni più strettamente legate al Mezzogiorno e alla difficoltà del Paese. Il deputato Salvatore Margiotta ha invece invitato il Pd ad avere un’idea comune sulle questioni Fiat per non provocaare divisioni sulle questioni che potrebbero interessare il contratto dei lavoratori «così come è accaduto a livello nazionale». Mentre sulle questioni istituzionali ha auspicato «una maggiore snellezza e velocità nelle pratiche burocratiche e nei bandi».
Ha chiuso i lavori il governatore De Filippo, che dopo aver illustrato le particolari condizioni di difficoltà relative ai tagli di fondi nazionali, ha difeso la propria squadra di assessori (in particolare ha citato Martorano e Mazzocco) e ha parlato di nuove sfida da affrontare con «il coraggio di una nuova politica». Da parte di De Filippo non sono mancate stoccate a quegli alleati che in sede di dibattito «hanno un atteggiamento ipercritico».

Salvatore Santoro

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