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Hanno scritto una lettera aperta indirizzata al presidente dell’Ente Parco della Sila, alla direzione della Protezione della Natura, al Ministero dell’Ambiente ed alla Soprintendenza Beni Architettonici e Paesaggistici della Calabria, le associazioni Altura, ItaliaNostra, LIPU, WWF, Man, Enpa, CNP e Wilderness-Salerno, segnalando nella missiva, la necessità di «impegnarsi ad ogni livello, affiancando anche le Istituzioni preposte alla tutela, in attività ed iniziative finalizzate a difendere l’immenso patrimonio forestale della Calabria, ed in particolare della Sila, tra le più antiche foreste dell’Appennino meridionale, uno scrigno prezioso per la biodiversità». Le associazioni definiscono «opportuna la scelta di aver organizzato un convegno sul tema «Le foreste silane: quale futuro?» svoltosi lo scorso 29 gennaio 2011 a Cosenza a cura dell’Ente Parco della Sila e dal CAI.
«Nell’invito pervenuto – continua la nota – le associazioni hanno apprezzato i riferimenti pertinenti alla inestimabile ricchezza dell’altopiano calabrese, la più grande foresta del Mediterraneo, con qualità ambientale d’eccellenza, da qui l’esigenza di porre all’attenzione la salvaguardia attenta e rigorosa dei boschi della Sila».
Le associazioni condividono pertanto l’invito a «promuovere un’azione globale per la conservazione delle foreste», rivolto a comunità internazionali, Istituzioni, cittadini per riunirsi e lavorare insieme, affinchè «le nostre foreste vengano gestite in modo sostenibile per le generazioni attuali e future».
«E proprio per rispondere a tale invito , le associazioni firmatarie – si legge – porgono alcuni quesiti strettamente legati al tema della salvaguardia delle foreste silane, oggetto del convegno». In merito ai numerosi tagli boschivi che avvengono all’interno del Parco Nazionale della Sila, le associazioni chiedono «come mai la Direzione dell’Ente Parco della Sila non intervenga nelle procedure amministrative relative al rilascio delle autorizzazioni dei tagli di alto fusto, avendo a disposizione per la zona 2, lo strumento previsto dall’art. 5, comma 1, lettera e), delle Misura di Tutela approvate per il medesimo con il DPR 14 novembre 2002, di Istituzione del Parco Nazionale della Sila e dell’Ente Parco, in particolare quando vengono effettuati tagli di utilizzazione che sono diversi dai tagli silvo- colturali, ovvero il classico taglio che viene effettuato in Sila, all’interno di boschi maturi, e che oltre ad interessare le piante tagliate per specifiche attività silvo colturali (piante filate, sottomesse, ovvero piante che non devono formare il futuro soprassuolo), interessano anche quelle giunte a maturazione; in tal modo, l’Ente Parco, con precise prescrizioni al riguardo, potrebbe limitare notevolmente, in qualsiasi momento ed in qualsiasi area, l’eccessivo taglio di esemplari arborei secolari.
Per quanto riguarda la zona 1, a riserva integrale, le associazioni ribadiscono «il divieto assoluto di taglio, come previsto dalla legge quadro 394/91 e dall’art. 9 della Costituzione Italiana, che prevede la tutela del patrimonio storico artistico e del paesaggio della nazione. Eventuali tagli forestali provocherebbero infatti gravissimi danni al paesaggio ed alla biodiversità». Infine, le associazioni segnalano che «i tagli avvengono anche in territori che godono della tutela comunitaria ai sensi delle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE e nonostante siano vigenti le norme di tutela dell’area protetta, ciò non esime dalla redazione della eventuale Valutazione di Incidenza ai sensi del DPR 357/97 e smi». Le Associazioni hanno infine rivolto un pressante invito alSonia Ferrari, nella sua qualità di Presidente dell’Ente Parco,» affinchè si faccia promotrice di un incontro specifico sul problema dei tagli boschivi all’interno dell’area protetta».
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