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Nel triennio 2007-2009, a fronte di somme rese disponibili dalla legge 23/96 sull’edilizia scolastica, per oltre 13 milioni di euro sono stati spesi, in Calabria, solo 648 mila 726 euro pari a poco meno del 5% del totale. E’ quanto emerge dalla relazione della Sezione regione di Controllo per la Calabria, presentata a Catanzaro, dalla quale spuntano rilievi in materia di gestione del patrimonio scolastico, la programmazione e i profili strategici, i criteri per la provvista e l’assegnazione delle risorse e la consistenza e gestione degli interventi.
Stato di avanzamento di progetti e realizzazioni «alquanto lento e disomogeneo»; andamento dei tempi che, assieme al problema delle risorse disponibili e non utilizzate, prefigura il «rischio di nuove rideterminazioni di costi e programmazione e, ancora, «pressochè inesistente attività di monitoraggio e informazione sull’avanzamento fisico e finanziario delle opere»: sono alcuni dei rilievi esposti dalla Sezione regionale di Controllo della Corte dei Conti. Davanti ai rappresentanti degli enti locali calabresi oggetto dell’indagine, presenti tra gli altri il presidente della Provincia di Catanzaro Wanda Ferro, sindaci e assessori provinciali, il presidente della Sezione Franco Franceschetti, ha aperto l’adunanza pubblica con la lettura della relazione che è stata curata da Antonio Di Stazio.
Un dato è emerso in modo netto dall’indagine che ha preso in esame l’andamento della spesa in materia, lungo 12 anni, per valutare il grado di raggiungimento degli obiettivi della normativa varata nel 1996: nel periodo 2007-2009, a fronte di somme rese disponibili per oltre 13 milioni di euro sono stati spesi solo 648 mila 726 euro pari a poco meno del 5% del totale. Dalla relazione è venuto fuori, inoltre, che dal 93,10% di risorse erogate, pari a 4 milioni 507 mila euro nel primo triennio (1996-1998) di applicazione della legge 23, si è passati al 90,10% (5 milioni 323 mila euro) del triennio 1999-2001 e, ancora, all’87,54% per 7 milioni 137 mila euro per il periodo 2002-2004.
Il monitoraggio della Sezione regionale di Controllo ha evidenziato l’operato degli enti locali in materia di gestione del patrimonio scolastico, programmazione e profili strategici, criteri per la provvista e l’assegnazione delle risorse e consistenza e gestione degli interventi.
Nello specifico La relazione ha messo a fuoco uno stato di avanzamento delle opere «alquanto lento e disomogeneo» e circostanze temporali, unite alle risorse non utilizzate, che «prefigurano il rischio di nuove rideterminazioni di costi e programmazione». È stata rilevata, ancora, la «pressochè inesistente attività di monitoraggio e informazione sull’avanzamento fisico e finanziario delle opere» e «l’inadeguatezza delle progettazioni iniziali».
«Riguardo alle opere ultimate – è scritto nella relazione – non risulta in alcuni casi conclusa la procedura di collaudo» mentre ci sono stati «notevoli i ritardi nella realizzazione da parte delle singole amministrazioni. La programmazione delle opere è apparsa influenzata negativamente dalla mancanza di pianificazione e da una progettazione di base, spesso carente, che ha spesso inseguito solo le disponibilità finanziarie piuttosto che le reali esigenze degli istituti scolastici». La relazione si è soffermata anche «sulla normativa emanata per la messa in sicurezza degli edifici pubblici dal 1996 ad oggi, che delinea un quadro di competenze e di procedure quanto mai complesso e con soluzioni diverse per l’attuazione degli interventi, alcuni dei quali ritenuti di particolare urgenza. Al riguardo, appare utile una rivisitazione della normativa esistente che, tenendo conto delle competenze delle regioni e degli enti locali, individui puntualmente le competenze a livello statale al fine di evitare frammentazioni di centri decisionali e di interventi con conseguente difficoltà di attuazione».
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