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«Il tentativo obbligatorio di conciliazione tenutosi lunedì 10 gennaio nella prefettura di Catanzaro, promosso da Federfarma Catanzaro nei confronti della Regione Calabria per il ritardato pagamento alle farmacie private dei farmaci erogati in regime di convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, è miseramente fallito nonostante la natura interlocutoria dell’udienza medesima, presieduta e coordinata dal Prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci ed al Viceprefetto Aggiunto Eugenio Pitaro, alla quale si è poi succeduta la seduta definitiva del 20 gennaio scorso».
In una nota Federfarma spiega che «la situazione è particolarmente grave, seria ed allarmante, atteso che, l’inadempimento dell’Azienda Sanitaria della provincia di Catanzaro riguarda un periodo di ben sei mesi, (luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre e dicembre 2010). Duole constatare che ogni tentativo di bonario componimento della questione è risultato vano, fino al più recente, dinanzi al Prefetto, in cui a fronte di legittime pretese esposte dalla rappresentanza sindacale dei farmacisti, ancora una volta i responsabili del settore economico-finanziario dell’ASP di Catanzaro hanno espresso diniego, per impossibilità di reperire la necessaria liquidità. Continua la battaglia sul tasso di interesse legale che è passato, dal 1 gennaio 2011, all’1,5% e che, dati i lunghi ritardi nei pagamenti, è di fatto scarsamente remunerativo per i farmacisti, e senz’altro insufficiente a coprire gli oneri per il ricorso al credito bancario.
Duole constatare, altresì, – continua federfarma – che il rifiuto di un incontro costruttivo riguardi esclusivamente l’ASP di Catanzaro allorquando in altre Province della Regione, non vi è stato analogo atteggiamento di negazione. Simile disinteresse preoccupa e mortifica i farmacisti della Provincia di Catanzaro. L’impegno profuso da parte del Prefetto di Catanzaro, Reppucci, nel senso di una conciliazione dell’annosa vertenza è stato notevole e pertanto degno di nota, ma la chiusura manifestata dall’ASP di Catanzaro anche nei confronti di un prospettato ulteriore incontro, all’esito dell’esame da parte dell’Azienda di una proposta di accordo, formulata da Federfarma Catanzaro, è stata maggiore, tanto da rendere oramai inevitabile la strada della serrata. Altrettanto deludenti – si legge – sono state le dichiarazioni rese nella seduta del 10 gennaio ed in quella successiva dal Dirigente incaricato della Regione Calabria, il quale ha espresso la auspicabile ma molto remota possibilità che, raggiunti determinati livelli di rientro, la Regione Calabria possa addirittura, eliminare il disavanzo della Sanità calabrese, il che, senza ulteriori commenti, appare chiaramente un’utopia».
«Tale contegno di chiusura – èscritto sempre nel documento – rimarcato dall’assenza del Commissario Straordinario dell’ASP di Catanzaro o di un suo delegato, nella successiva seduta del 20 gennaio svilisce le istanze dei farmacisti, costretti, in molti casi a chiedere sacrifici ai loro dipendenti e, nei casi peggiori, addirittura a ridurne il numero. Di fronte a tali doglianze – lamenta federfarma – nessuna proposta da parte dell’ASP e della Regione, nessuna controproposta utile se non ad appianare il debito, quantomeno a ricondurlo a livelli sopportabili.
Nulla, neanche di fronte alle constatazioni dei consulenti legali di Federfarma, Maria Grattà e Elena Grimaldi, per le quali il rifiuto di intraprendere la strada dell’accordo non contribuisce a risanare il disavanzo perchè l’apparente ripartizione delle risorse disponibile diretta a favorire un pò tutti e nessuno in particolare, semmai ingrossa la partita di bilancio relativa agli interessi da ritardato pagamento ed alle spese legali. Nessun effettivo risparmio, dunque, per le casse della Sanità calabrese. Dinanzi a tale inerzia e in conseguenza del persistente inadempimento dell’ASP di Catanzaro, il Consiglio Direttivo di Federfarma Catanzaro – è scritto ancora – ha convocato per il prossimo 24 gennaio un’Assemblea in seduta straordinaria, per definire i particolare della protesta, per la quale ci si avvarrà di tutti gli strumenti che la legge riconosce ai farmacisti, quali esercenti di un servizio pubblico essenziale, senza esclusione alcuna, in conformità alle forme, ai tempi e ai limiti normativi, spingendosi fino alle misure più estreme, misure finora vagheggiate che diverranno imprescindibili se il rimborso del costo dei farmaci erogati dovesse essere ulteriormente rimandato».
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