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Il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti, Gaetano Pecorella, ha comunicato la riapertura dell’indagine per accertare la verità sull’omicidio della giornalista di Rai 3, Ilaria Alpi, e del suo operatore Miran Hrovatin, avvenuto a Mogadiscio il 20 marzo del ’94. L’indagine riparte dunque all’interno della più ampia inchiesta sulle cosiddette navi dei veleni e sul traffico dei rifiuti tossici o radioattivi. La scelta della commissione arriva dopo l’audizione del maresciallo Domenico Scimone, che a metà degli anni ‘90 faceva parte del pool di investigatori che agli ordini del magistrato Francesco Neri lavorava all’inchiesta madre sulle navi a perdere. Scimone ieri è infatti stato sentito anche sulla vicenda degli intrecci tra l’indagine calabrese e la morte della giornalista che, nello stesso periodo, indagava in Somalia sui traffici di rifiuti tossici ed armi che dall’Italia si muovevano verso Mogadiscio.
Ma c’è un’altra scomparsa ancora sospetta ed è quella del comandate Natale De Grazia morto il 13 dicembre 1995, mentre si recava a La Spezia per acquisire i documenti sulle rotte di alcune navi sospettate di trasportare rifiuti tossici e radioattivi.
«L’odierna audizione del maresciallo Scimone, che ha operato in collaborazione con il capitano De Grazia e con i magistrati di Reggio Calabria – ha spiegato Pecorella in una nota – ha consentito alla Commissione di acquisire una notizia di estremo interesse. Nel corso di una perquisizione nei confronti di Giorgio Comerio è stata ritrovata, in un fascicolo rubricato “Somalia” relativo alla smaltimento dei rifiuti, la copia di un dispaccio dell’agenzia Ansa sulla morte di Ilaria Alpi.
Poichè‚ in quel momento – ha aggiunto – nulla consentiva di collegare la morte della giornalista e del suo operatore al traffico dei rifiuti con la Somalia, il rinvenimento di questo documento e la sua collocazione richiedono un ulteriore e penetrante approfondimento».
Della perquisizione nell’ufficio di Comerio già in passato si era scritto. Si era detto del ritrovamento di un certificato di morte della giornalista, e si era spiegato come questo fosse poi misteriosamente sparito. Ma Scimone parla di un lancio di agenzia e non più di un certificato di morte e spiega che dell’indagine avevano piena contezza i servizi segreti, che avevano avuto accesso agli atti in via ufficiale. Altro dettaglio riguarda la vicenda di De Grazia l’investigatore spiega di aver assistito all’autopsia fatta a Reggio Calabria dopo la sua morte “naturale” per un presunto malore avuto durante il viaggio da Reggio a La Spezia, aggiungendo che l’esame autoptico fu fatto dal dottor Aldo Barbaro. Anche qui si tratta di un’anomalia, perché secondo gli atti ufficiali, della vicenda si occupò la dottoressa Simona Del Vecchio, che firmò sia la prima che la seconda autopsia per conto della Procura di Nocera. Una vicenda poco chiara, che si spera chiarisca anche cosa lega l’omicidio Alpi alle “navi dei veleni”.

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