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di VITO BUBBICO
“IL PARTITO du pilu” sarà battezzato ufficialmente venerdi prossimo, in tutte le sale cinematografiche italiane. Ma ha già un sito ufficiale internet con tanto di manifesti, programma e gadget. In molte città si sono visti comparire addirittura gazebo per la raccolta di firme. Il suo programma politico è racchiuso nell’ormai noto slogan: “cchiù pilu pe’ tutti!”. Una campagna pubblicitaria che mai gli autori avrebbero immaginato potesse coincidere con la cronaca di questi giorni. Le piccanti e particolari abitudini del nostro premier, esplose questa volta con particolari boccacceschi e con risvolti non ancora definiti, sembrano fatte apposta per fare da trailer al film di Antonio Albanese “Qualunquemente” e al personaggio politico da lui inventato, Cetto La Qualunque. Saranno quelle strane coincidenze che taluni attribuiscono alla coda sulfurea del diavolo ma, ancora una volta, siamo costretti a registrare che spesso – come recita un adagio – la realtà surclassa la fantasia (di un artista, in questo caso). Ed ecco che il “Partito du pilu” esiste già, sotto le sembianze del “Partito dell’Amore”. Già da anni i gossip malignano su talune avvenenti donne transitate in politica da altri lidi dello spettacolo leggero, sino ad occupare addirittura poltrone di governo. Da tempo non fanno più notizia le tante D’Addario candidate in liste elettorali o le igieniste dentali alla Minetti, addirittura consigliere regionale. E che il sesso e l’avvenenza sia stato il solo metro di misura per la promozione di tante carriere politiche ai diversi livelli istituzionali, non è oramai solo più un’insinuazione delle opposizioni e della stampa, ma un qualcosa confermato all’interno del PdL da pentiti del calibro di Guzzanti, per citarne uno. Albanese, in una recente intervista, ha confessato che quando inventò il personaggio di Cetto La Qualunque, qualcuno gli riproverò che forse esagerava nel mischiare troppo sesso e politica. Quello a cui stiamo assistendo ha sbaragliato ogni tipo di preoccupazione. E’ toccato a un comico intercettare ed anticipare in modo così plateale la profondità di un malcostume poi sceso a livelli mai conosciuti prima in questa nazione. Mai un capo di governo aveva così degradato questa sua delicata funzione pubblica. Il film di Albanese prima che arrivi nelle sale, rischia di essere abbondantemente sorpassato dalla cronaca. Cetto La Qualunque è un personaggio che riassume il peggio della classe politica meridionale e italica. E’ ignorante, corrotto, sessista e fiero di esserlo. Nato nella bella terra calabra, disprezza la natura, la democrazia e la legalità. Alla voce “programma” troverete scritto: “non serve, il programma è l’ultimo problema!”. E ancora “le elezioni sono come il pilu, non finiscono mai”, “attivismo politico orizzontale e verticale”. Satira o realtà? Dagli atti giudiziari risulterebbe che “un numero rilevante di giovani donne si sono prostituite con Silvio Berlusconi presso le sue residenze, dietro pagamento di corrispettivo in danaro da parte di quest’ultimo”. Alcuni parlamentari che hanno avuto modo di leggere le 389 pagine trasmesse dai giudici per ottenere dal Parlamento l’autorizzazione a perquisire alcune residenze del premier dicono che da esse emergerebbe un quadro triste e desolante, penalmente molto forte. In alcuni passaggi del documento sembra d’essere a sodoma e gomorra. Decine di intercettazioni di una chiarezza da non lasciare dubbi. Gridare ancora al complotto, di fronte alla prova di un andazzo già noto e che ora sembrerebbe essere stato provato, è ridicolo oltre che un esercizio stanco che non può più nascondere una realtà triste per questa nazione, più che per i diretti interessati. Solo chi non ha voluto vedere ed ha messo sugli occhi le fette di salame ora fa finta di scoprirlo e “sconvolgersi”. La fortuna per questo Paese è che nonostante le randellate ci sono ancora giudici che hanno la schiena dritta e che non si sono piegati ai voleri del sultano. C’è ancora un Edmondo Bruti Liberati a spiegare agli agitati e a tutti gli smemorati che il lavoro dei giudici prosegue “in piena serenità, nel saldo riferimento ai principi costituzionali della eguaglianza di tutti davanti alla legge, della obbligatorietà dell’azione penale, della presunzione di non colpevolezza”. Parole che dovrebbero suonare come sinfonia nelle orecchie di tutti i cittadini onesti. Quei cittadini che se capita sono chiamati a difendersi “nel processo” e non “dal processo” (come ci ha ricordato recentemente un altro grande giudice in pensione come Armando Spataro qualche giorno fa a Matera.) e non come sta facendo da un quindicennio il premier con leggi e leggine ad hoc. Noi non siamo più, da tempo, un Paese normale, in cui Berlusconi avrebbe dovuto già dimettersi. Siamo un paese plagiato ad immagine e somiglianza delle esigenze del sovrano che appaiono ai più tutte legittime. E’ il non aver contrastato a sufficienza questa deriva, che è prima culturale che politica, la responsabilità più grande di chi aveva, invece, il ruolo di opporvisi. Ora il Paese può attendere solo che il monarca cada da solo, vittima della sua stessa grande ed incontrollata vanità, dell’ ostentazione di uno stile di vita decadente. Non ha altri tipi di speranza. Nel frattempo ancora increduli dall’estero tornano a scrivere di noi: “Il caso Ruby e la legge sul legittimo impedimento sono un’enorme vergogna. L’Italia ha bisogno di un onesto dibattito sui problemi da affrontare. Ora, invece, le sarà offerta una nuova puntata di Berlusconi contro i giudici. L’Italia merita di più” (Financial Timese -17 gennaio). E’ purtroppo la verità ma come Cetto La Qualunque quest’Italia, al momento, è costretta a dire: “I have no dream, but i like pilu”.
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