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«Gli addetti al porto di Gioia Tauro lavorano poco. Lo scalo non è competitivo e la Msc, secondo operatore di transhipment al mondo, è pronta a dirottare altrove le sue navi». Cos l’armatore Gianluigi Aponte in un’intervista a «il Sole-24 Ore»: «In queste condizioni – dichiara – non siamo affatto interessati a lavorare in Calabria e siamo pronti a dirottare le nostre navi in altri porti dove siamo già in condizioni di andare: al Pireo, a Port Said e in altri scali del Mediterraneo». La colpa, aggiunge, «è delle persone che lavorano nel porto di Gioia tauro, dell’assenteismo che c’è nello scalo, della bassa produttività. Non ci conviene più: le nostre navi non possono aspettare in porto, devono essere caricate e scaricate nel più breve tempo possibile. Un porto come questo deve essere in condizione di lavorare 365 giorni l’anno e invece questo a Gioia Tauro non avviene». Per l’armatore «il futuro dello scalo commerciale di Gioia Tauro dipende da quello che gli operai pensano di fare: sono gli artefici del rilancio o della fine di quel porto. Soltanto garantendo l’efficienza del terminal sdalveranno il loro lavoro. Oggi il porto calabrese non è competitivo». Per Aponte «non è un problema di costo del lavoro» ed ai sindacati dice: «Se volete salvare il porto e i posti di lavoro dovete fare appello ai lavoratori chiedendo loro di essere più presenti, di lavorare di più, di garantire efficienza». Secondo il numero uno di Msc «possiamo passare dagli attuali 2 milioni di teus all’anno a quattro milioni l’anno. Un raddoppio secco».
LE REAZIONI
A seguito delle dichiarazioni rilasciate dal Presidente della MSC Gianluigi Aponte, uno dei reggenti di Confindustria Reggio Antonino De Masi, imprenditore che opera nella piana di Gioia Tauro, rilancia l’idea di un tavolo paritetico tra terminalista, compagnia di navigazione, sindacati autorità portuale e mondo delle imprese: «Le parole di Aponte – dice De Masi – estremamente chiare e comprensibili impongono l’immediata apertura di un di un confronto tra le parti, sereno che porti ad una definitiva chiarificazione e affronti definitivamente le questioni poste dall’imprenditore italo svizzero in modo altrettanto efficace. Non affrontare questi aspetti con senso di responsabilità e con assunzione di impegni precisi da parte di tutti, pur nelle loro prerogative e ruoli, rappresenterebbe la morte di tutto il sistema economico calabrese. Se ciò non avverrà, se il porto dovesse andare incontro alla chiusura o ridimensionamento sarebbe devastante, visto che il lavoro rappresenta l’unico argine alla lotta alla ndrangheta. Prego Iddio che tutti gli uomini di buon senso riflettano ed agiscano in uno dei momenti più delicati della nostra storia».
LA RISPOSTA DELLA CGIL
«Le cose non stanno come ritiene questo nuovo Marchionne. Il problema di Gioia Tauro non sono gli operai del porto, bensì è la crisi generale del settore della portualità e del transhipment». Così il segretario della Cgil di Gioia Tauro, Antonio Calogero, replica alle parole dall’armatore di Msc, Aponte: «Si vorrebbe spostare il problema sulla qualità del lavoro – dice il sindacalista – ma la storia del porto di Gioia Tauro è legata alle ottime performances degli operai. Solo negli ultimi 2 anni – aggiunge – si è registrata una flessione dell’attività, ma non certo a causa dei lavoratori. C’è una crisi di sistema. Serve una legge di modifica che intervenga nel settore, concedendo alle autorità portuali maggiore autonomia in campo finanziario, affinchè possano destinare una parte del gettito alla competitività dei servizi e delle infrastrutture. C’è un problema di fiscalità. Occorrono interventi che rendano il porto ed il suo retroterra più appetibili, con l’impiego di nuove tecnologie più avanzate, già applicate altrove da tempo».
Relativamente ai rapporti fra la terminalista Contship e la Msc, che Aponte dice siano buoni, Calogero sottolinea: «In realtà tutti sanno che c’è uno scontro commerciale nell’ambito di una trattativa per l’ingresso di Msc nella gestione del terminal, ma qualcuno vuole spostare l’obiettivo sui dipendenti. Gioia Tauro non può essre schiacciato da questo duopolio».
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