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di MAURO ARMANDO TITA
PERCHÉ tanti sondaggi, tante denunce e tanti approfondimenti sono rivolti al costume politico lucano in queste ultime settimane? Perchè vi è un estremismo verbale non più digerito dai politici? Forse… i patti che noi abbiamo definito negli anni scorsi “luciferini” sono saltati. Vito non balla più… con le streghe e Vincenzo non balla più… con i lupi. Il carico di responsabilità grava sempre più sulla stampa locale. Noi siamo perplessi di fronte alle immediate e celeri risposte date da politici di alto rango … dopo anni di letargo. Che cosa si cela dietro queste reazioni dopo anni di silenzio assordante? Sembra che classe politica e classe dirigenziale lucana , avvertano il bisogno irrefrenabile , fisiologico e quasi patogeno, di accattivarsi la simpatia dei mass media e dei lettori, sempre più numerosi . mass media sono diventati una sorta di “unica” cerniera tra elettorato e partiti. Tutti sono consapevoli del ruolo che la stampa ha acquisito nella nostra regione. I partiti hanno perso il senso della società comune. Le loro sedi periferiche sono terribilmente vuote. Si fa fatica ad aprire , perfino, le sezioni del grande Pd L’abulìa e lo scetticismo sono ormai diventati modus operandi giornalieri. I giovani sono tanto lontani dal mondo politico da non avvertire più il bisogno di unirsi, dialogare e denunciare. Per tanti decenni abbiamo vissuto in comunione tanti bei momenti preelettorali. Eravamo convinti che il nostro entusiasmo, le nostre canzoni, le nostre emozioni potessero influenzare i tanti elettori indecisi. Il responso delle urne era il più delle volte un “concentrato di sorprese”. Basterebbe citare uno dei momenti più belli della politica lucana. Le elezioni amministrative del 1975. Un anno stupendo. Intere aree per la prima volta , dopo cinque lustri di incontrastato dominio democristiano, soccombevano di fronte all’armata di sinistra e progressista. Intere aree cambiavano casacca e colore. Va citata, a tal proposito , l’area del “rosso “Vulture. Tanti ragazze e ragazzi, con scarsa esperienza politica e amministrativa diventavano addirittura “sindachesse” e sindaci. Il popolo di sinistra di quel tempo era bello , reattivo e creativo. Forse, tutto ciò rappresenta un passato nostalgico e, per qualcuno, “noioso”. Il solo ricordo “angustia” i tanti politici odierni. Sembra archeologia politica. Si è definitivamente perso il senso della partecipazione e del dialogo. Il nostro Quotidiano, al contrario, è diventato una sorta di agora’. Si dà sempre più voce alla gente comune, quella che l’etica della comunicazione la riconosce nella coerenza e non nei comportamenti ambigui e ondivaghi. La gente comune comincia a comprendere il tradimento , comincia a capire che il Marchese del Grillo si è stabilmente accampato nelle stanze dei bottoni. Il “filtro” costituzionale dei partiti è diventato puro optional. Il disoccupato, l’umile pensionato, l’emarginato si sopporta con fatica. Piace contornarsi di belle ragazze, fare sfoggio di auto di grossa cilindrata. Dove sono finiti i Motorini Ape dei nostri vecchi contadini lucani, rigidamente chiusi ermeticamente con “ferro filato”, pronti a supportare le nostre campagne elettorali.? Dove sono finite le vecchie “sgangherate” seicento con altoparlanti Voxon.? Nessuno, in “quell’universo politico” avvertiva il bisogno di esternare sciarpe di cashemire e barche. Si avvertiva il senso del pudore di fronte a tante ingiustizie sociali. C’era molta umiltà e poca boria. La politica quella con la P maiuscola amava le persone semplici. Il politico di turno amava fare qualche salto nei bar e nelle “cantine”, quasi , a voler suggellare la sua umile provenienza. Qualche volte si eccedeva con le forme e le performances estemporanee degli “ubriachi di turno”. L’ubriaco faceva parte integrante dei nostri comizi. L’ubriaco non era violento . L’ubriaco ripeteva continuamente i “passaggi” più significativi del discorso politico . Molte volte gli argomenti coglievano nel segno. Il più delle volte l’argomento ripetuto dall’ubriaco di turno veniva ripreso e “condito” dal comizio del politico. Tutto faceva parte del “copione”. La gente si divertiva e si appassionava, si ribellava e si emozionava. C’era pathos e passione civile. C’era tanta disponibilità e tanta armonia. Agli snob , ai ” finti sordomuti furbi” e ai “privilegiati”, vissuti negli agi della borghesia lucana, si riservava uno spazio marginale. Gli abbracci erano sinceri. Non c’era il vasa vasa di oggi. C’era il sorriso e il “guardarsi negli occhi”. Oggi è vietato pure guardarsi negli occhi. Tanta è l’ignavia e la tracotanza dei politici, sicuri di farcela, grazie ad una legge di stampo “bokassiano”. Oggi è bandita la sincerità. Porta a Porta con Vespa a Roma, e, il Quotidiano di Leporace a Potenza, sono diventati i soli e unici “intelocutori filtro” tra paese reale e paese legale. La passione e la cruda denuncia convince più di qualche lettore ed elettore lucano a “presenziare” al dibattito in corso. Sembra una soluzione “salvifica” ma, è ancora estremamente riduttiva. Non si può e non si deve , in alcun modo, delegare un giornale a rappresentare e denunciare le giuste e sacrosante istanze, di un popolo lucano , sempre più povero . Un popolo che non riesce ad uscire dai soliti “tabulati” di stampo e sapore antico e , soprattutto, di sgradevole e desueta politica assistenziale non può essere annoverato come popolo democratico ed europeo. Ancora oggi assistiamo ad una strana rincorsa alla promessa facile e a un traformismo politico del tutto “incompreso”. La celerità di queste nuove formazioni politiche non potranno ,certamente, entusiasmare il vecchio popolo democratico lucano. In questo contesto freddo , distaccato e ipocrita, è diventato impossibile creare minime forme di socializzazione e di vera passione. Manca del tutto la “cultura del buon esempio”. Sembra un paradosso che vi siano politici intelligenti e preparati , pronti a riproporsi dopo dieci mandati e a rimettere in campo mogli e parenti e figli (tanto disarmati quanto impreparati), con un disincanto totale, politici pronti ad alimentare gazzarre il giorno prima e rientrare nei ranghi il giorno dopo. Cari politici del letargo , vi siete mai chiesti , come vengono recepiti da un popolo sano, questi vostri strani comportamenti e queste ingiustificate ,assurde performances? Se cresce l’antipolitica è, soprattutto, il frutto di questa vostra “sordità” “stucchevole”. Se, al contrario, è ancora presente un popolo bue, pronto ad accettare questo vergognoso familismo amorale nella politica e nelle professioni, questo vergognoso rientro nei ranghi, questo celerissimo trasformismo politico di maniera, vorrà dire che, il buon Quotidiano e noi uomini di buona volontà, abbiamo sbagliato tutto . E’ tutto da rifare( Bartali insegna). Del resto lo abbiamo constatato tante volte nel passato, …speriamo di essere smentiti …almeno oggi , grazie a tanti estremismi verbali e tanta poca etica della comunicazione. Prendo atto con piacere che molti opinionisti di rango concordono con me sulla disfatta dell’ambigua politica industriale lucana dei Poli di Sviluppo , incompiuti e dismessi.
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