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Mazzette nelle scatole dei sigari, una presunta cricca che lucrava sulle luci pubbliche ed uno dei pochi comuni amministrati dalla destra lucana cade nel baratro. Anche se gli arresti di ieri hanno compattato la maggioranza politica che da settimane si dilaniava. Prima due appalti da 20 mila e 26 mila euro per poi avere quello più grosso, da quattro milioni di euro: così, pagando tangenti, due aziende specializzate nell’installazione di impianti della pubblica illuminazione di nuovo tipo (“a led”) pensavano di realizzare il colpo decisivo, a Policoro (Matera), ma il programma ha fatto naufragio stamani, quando la Guardia di Finanza ha posto agli arresti domiciliari 13 persone, fra la città jonica e Bari. Fra gli arrestati, con l’accusa di concorso in corruzione aggravata, vi sono il sindaco di Policoro, Nicola Lopatriello (in foto), a capo di una lista civica, e l’assessore ai lavori pubblici, Cosimo Ierone che prima della politica faceva il gommista, due dirigenti comunali (cè anche un cugino diretto del sottosegretario Viceconte), un ingegnere, avvocati e imprenditori locali e i due capi delle imprese direttamente interessate ai lavori, Giovanni Colamarino, di Noci (Bari) e Livio Gennaro, di Bari. L’arresto di Lopatriello, in particolare, ha un riflesso politico sul futuro di Policoro, dove già si era in attesa di un rimpasto in giunta. Colamarino e Gennaro – secondo i risultati dell’inchiesta, coordinata dal pm di Matera, Valeria Farina Valaori – erano alla guida di «due distinte cordate di imprenditori» impegnate ad aggiudicarsi gli appalti sui nuovi impianti di illuminazione nelle strade di Policoro. I primi due per importi bassi, al punto che non è prevista la gara: si trattava di progetti approvati «a titolo di sperimentazione» delle lampade «a led’’. Ma il trucco c’era lo stesso. L’affidamento dei lavori per la somma totale di 46 mila euro – secondo la Procura della Repubblica – era un atto «prodromico e strumentale per la successiva aggiudicazione, a favore degli imprenditori che avrebbero versato le tangenti, di un appalto ben più consistente, del valore di circa quattro milioni di euro», per rifare tutta la rete della pubblica illuminazione di Policoro. Insomma, gli imprenditori vincono due «piccoli» appalti: in questo modo «accreditano» le loro imprese presso il Comune. Eseguiti i lavori, l’amministrazione municipale rilascia «una dichiarazione cosiddetta di ‘gradibilità». In sostanza, il Comune attesta che l’iniziativa ha permesso di risparmiare energia e che i prodotti installati presentano «superiorità tecnica e qualitattiva»: è la porta aperta per assegnare alle stesse imprese, alle stesse «cordate», l’appalto da quattro milioni di euro. Le conclusioni del pm sono state condivise dal gip di Matera, Roberto Scillitani, il quale ha emesso le 13 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari che i militari delle fiamme gialle hanno eseguito stamani. Vi sono state anche perquisizioni al Comune di Policoro, nelle case e negli studi e uffici degli indagati: per nove di loro (avvocati, tecnici e imprenditori, alcuni ritenuti intermediari fra corrotti e corruttori) il gip ha deciso anche la misura interdittiva del divieto temporaneo dell’esercizio dell’attività professionale.

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