X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

AVIGLIANO – Dopo trentadue anni, una comunità ancora si commuove e si indigna allo stesso tempo. Si commuove pensando alla sua unica vittima del terrorismo rosso, il maresciallo Antonio Santoro, perché «il ricordo di quest’uomo è ancora vivo nella gente della nostra cittadina» (Vito Summa, sindaco di Avigliano).
Si commuovono i familiari, la cugina Maria Sabia in particolare, molto legata al maresciallo. E a stento trattiene le lacrime uno dei due agenti della polizia penitenziaria guidati dall’ispettore Saverio Brienza, che porge la stele di fiori sulla nuova targa che dà il nome alla via in sua memoria.
Aviglianese, capo del carcere di Udine, Santoro fu ucciso dai terroristi del gruppo Proletari armati per il comunismo.
Per quell’omicidio, avvenuto il 6 giugno 1978, Cesare Battisti fu condannato a uno dei quattro ergastoli comminatigli in contumacia dalla giustizia italiana. Ecco che la comunità di origine di Santoro si indigna. Esprime il suo disappunto.

La mancata estradizione del terrorista dal Brasile all’Italia suscita dibattiti e interesse anche ad Avigliano, dove ieri una folta delegazione composta da cittadini e istituzioni ha voluto mostrare vicinanza alla famiglia Santoro e ha inteso ribadire la sete di giustizia, e non di vendetta, per una vicenda internazionale che stenta a chiudersi.
La commemorazione l’hanno voluta l’amministrazione comunale e il Partito socialista, che ha richiamato la massima dirigenza del partito intorno alla commemorazione del maresciallo Santoro. Il segretario nazionale, Riccardo Nencini in persona, è stato ad Avigliano, dove ha ricordato quanto ancora «l’Italia deve ai tanti Antonio Santoro per aver difeso la libertà del nostro Paese. Se non ci fossero i Santoro saremmo molto meno liberi, questo devono sapere i tanti Battisti, per fortuna pochi, che non hanno ancora conteggiato il tempo della giustizia».

Alla commemorazione del capo degli agenti di Udine, caduto «perché era severo nel suo lavoro e non accettava compromessi con nessuno» (lo ha ricordato la cugina Maria), c’era tanta gente: il parroco don Salvatore Dattero, le persone che hanno conosciuto Santoro, per antica amicizia o per averlo incontrato durante le vacanze in paese, vecchi e nuovi politici, tra cui i consiglieri regionali Rocco Vita (Psi) e Gianni Rosa (Pdl), i segretari del Partito socialista Livio Valvano e Riccardo Nencini.

Intervenendo nel dibattito attuale e ricordando la lettera spedita all’ambasciatore del Brasile in Italia, il sindaco Summa ha detto che “portare Battisti in Italia serve a ricomporre una pagina tragica del nostro Paese, ma serve anche a ridare giustizia a una comunità che ha vissuto con grande sofferenza quella vicenda”.

Gianni Sileo

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE