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di LORENZO CREANZA* Il diniego alla concessione dell’estradizione per l’ergastolano Cesare Battisti ci deve vedere indurre ad una riflessione profonda, tale da smuovere le coscienze di noi cittadini lucani e non solo. Gli anni di piombo li abbiamo vissuti in modo tragico e sappiamo quali siano state le conseguenze e, per fortuna e grazie alla presenza dello Stato e l’impegno profuso dai servitori dello Stato, il terrorismo è stato sconfitto. Ma le vittime predestinate del terrorismo non sono state solo quelle per mano di Battisti, già condannato all’ergastolo, e l’elenco è purtroppo lungo e numerosi sono i servitori dello Stato, poliziotti, magistrati, politici, semplici cittadini e tutti quelli che si sono opposti a quel sistema nella difesa dell’Istituzione repubblicana. Anche il Presidente Berlusconi ci ha lanciato un messaggio, ha voluto incontrare Alberto Torreggiani, oggi invalido perché ferito e costretto su una sedia a rotelle, figlio del gioielliere Torreggiani, ucciso invece nel medesimo conflitto a fuoco a Milano durante una rapina. Chi vi parla in quegli anni era in prima fila ed ha vissuto quale appartenente alla Polizia di Stato i momenti di tensione che attraversava il Paese, imperversato da un sistema eversivo che disseminava tensione e terrore tra i cittadini. Dalla strage di Piazza Fontana, all’omicidio Calabrese alla morte dei colleghi Annarumma, Marino, Custrà, il Maresciallo Santoro – deceduto proprio per mano di Battisti – il collega della Digos Campagna, tutti assassinati nello svolgimento del proprio dovere e per aver difeso le istituzioni democratiche. Il diniego alla estradizione ci deve vedere impegnati a ogni livello per smuovere le coscienze sopite, senza alimentare solamente la sfiducia in noi stessi. Noi tutti, movimenti di opinioni, associazioni di volontariato, liberi cittadini ci dobbiamo ritrovare tutti insieme per sostenere i principi di solidarietà nella vita quotidiana, di cui tanto abbiamo bisogno. L’unità, il sostenere la legalità, la giustizia dev’essere il collante e deve spingerci ad andare avanti, anche nel ricordo di tutti quelli che non ci sono più; tutti quelli che per difendere lo Stato democratico si sono opposti al sistema terroristico e sono caduti. Solo uniti e non divisi possiamo affrontare il futuro, senza dimenticare soprattutto il Maresciallo Santoro, figlio del sud, nostro concittadino lucano al quale tutta la Basilicata deve riconoscimento per l’attività svolta e per essere caduto nell’adempimento del dovere. Sarebbe il caso che noi lucani facessimo sentire la nostra voce e Battisti tornasse in Italia a scontare la pena inflittagli. Non c’è pace se non c’è giustizia.
* Presidente Siap
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