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Operazione ‘Giano New’ della Squadra Mobile della Questura di Chieti, che ha portato all’emissione di otto ordinanze di custodia cautelare di cui quattro in carcere e altrettante agli arresti domiciliari mentre per una nona persona, anch’essa avvocato, è scattato il provvedimento di obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Le ordinanze sono state emesse dal gip del Tribunale di Pescara Luca De Ninis su richiesta del sostituto procuratore Gennaro Varone.
Secondo il questore di Chieti, Alfonso Terribile, che questa mattina insieme al dirigente della squadra mobile Francesco Costantini ha illustrato i particolari dell’operazione, è stato smantellata una vera e propria catena dello spaccio di sostanze stupefacenti destinate al mercato dell’area metropolitana Chieti – Pescara ed in particolare ad alcuni professionisti della cosiddetta ‘Pescara bene’.
Tra gli arrestati, ai domiciliari, un avvocato del Foro di Pescara, Gianluca Polleggioni, 42 anni di Città S. Angelo. Sempre ai domiciliari sono finiti Eliseo Sablone, 43 anni di Pescara, operaio, il cartomante pescarese Antonio Luzi di 49 anni ed Eusebio Serrani, 45 anni di Pescara. In carcere sono finiti invece Raffaele D’Incecco, 53 anni, pensionato di Pescara e Giovanni Lerino, 57 anni originario di Napoli mentre il provvedimento è stato notificato a Domenico Borelli, 57 anni originario di Crotone e a Italo Gaspari, 37 anni di Pescara che già erano reclusi per altro reato rispettivamente nelle carceri di Pescara e Chieti. L’obbilgo di firma riguarda un’avvocatessa originaria del Lazio. L’operazione ha preso le mosse dall’arresto, nei mesi scorsi, di Domenico Borrelli e Antonio Mastramico, padre e figlio, accusati di intralcio alla giustizia: avrebbero comprato il silenzio di una teste, vittima di gravi maltrattamenti, cedendole dosi di stupefacenti per farle alleggerire, in sede di incidente probatorio, le dichiarazioni rese dinanzi al giudice. Secondo gl inquirenti, al vertice del sodalizio c’era D’Incecco che si avvaleva della collaborazione di Borrelli e Lerino, i quali trattavano la droga con Polleggioni, e di Serrani – con quest’ultimo che fungeva da assaggiatore della droga – di Sablone e Gaspari che per conto di D’Incecco la cedevano ad altre persone per uso personale. Polleggioni per piazzare lo stupefacente si serviva di Luzi cui la droga veniva sistematicamente ceduta all’interno dello studio legale. In gergo, per indicare la quantità di droga, Luzi utilizzava parole convenzionali come Raiuno, Raidue e Raitre per indicare rispettivamente 3, 6 e 9 grammi di sostanza. Più sfumata la posizione dell’avvocatessa, alla quale viene contestata una presunta cessione di cocaina.
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