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“Merito. Il conseguimento di quanto consente una attribuzione secondo equità”,così c’è scritto sul Devoto-Oli. Ma in quanti luoghi di lavoro,pubblici o privati, di questa Italia della “meritocrazia negata” l’affermazione del vecchio vocabolario della lingua italiana trova riscontro nella realtà? L’interrogativo è destinato ad avere tante risposte negative .E a confermare ciò sono purtroppo le notizie che un giorno sì e l’altro pure portano alla luce fatti e misfatti,figli e figliastri. Deplorevoli casi. Una serie di vicende “sospette” e di scelte “pilotate” che accrescono ancor di più il pessimismo degli “scoraggiati” che,secondo gli ultimi dati Istat,nel terzo trimestre del 2010 erano 1 milione 478 mila,in aumento del 14 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009.
”Un plotone di teste e braccia sprecate” –sottolinea la Repubblica-, con l’enorme esercito degli “inattivi”,che sono oltre 15 milioni, di età compresa tra i 15 e i 64 anni. Non hanno un lavoro e non lo cercano nemmeno, perché pensano di non avere alcuna possibilità di trovarlo”.Che desolazione! Un brutto quadro che mette in luce una realtà a tinte fosche.
E poi va anche ricordata un’altra allarmante constatazione: l’Istat ha accertato che è del 28,9 per cento la percentuale dei giovani disoccupati fra i 14 e 25 anni. Un deserto davanti agli occhi di quelli che il lavoro lo cercano,ma non lo trovano. E chissà se lo troveranno mai!
In questa catastrofica situazione,il poco lavoro che c’è,va assegnato in modo chiaro. Altrimenti cresce ancora di più quello che viene definito “scoraggiamento”,che rischia di divenire rinuncia e di accrescere il malessere sociale. Non ci deve essere spazio per i furbi .Garantire il riconoscimento del “merito” è una regola di democrazia alla quale non ci si può sottrarre. Bisogna dare buoni esempi .Uscire dall’ambiguità .Consentire ai giovani di entrare nel mondo del lavoro dalla porta più grande e visibile:quella del pieno riconoscimento del valore .Le situazioni “particolari” che fanno scoppiare le polemiche esigono una serena e severa riflessione .Senza confusione.
Il malcostume non può essere tollerato. Va condannato. Apertamente. Il marcio, laddove c’è,deve essere portato alla luce ed estirpato. Non possono essere ignorate le legittime istanze di rispetto delle regole di pulizia morale. Ovunque e comunque. I “richiami” alla legalità debbono avere concretezza. E serietà d’intenti. Non ingiustificati e superficiali. Perchè alzare polveroni in maniera indiscriminata non serve a mettere un freno alle furberie. Le inchieste documentate rappresentano, sì ,un chiaro invito,a tutti,a rispettare i meriti di tutti. Senza favoritismi. Senza discriminazioni.
Senza umilianti penalizzazioni.
Voltare pagina. Ridare fiducia, soprattutto ai giovani “scoraggiati”.
E’ un impegno che i politici,i sindacalisti,gli imprenditori,il mondo dell’informazione debbono prendere in questo momento tanto difficile per l’occupazione.
Il Quotidiano della Basilicata da molti mesi dà voce ad un dibattito serio, concreto e sereno sui trentenni. Continuare il confronto. E’ utile, diremmo indispensabile, per misurare l’intensità dell’attenzione e la volontà della classe dirigente a determinare la svolta. Si deve capire una volta per tutte che i trentenni debbono rappresentare il presente propositivo ed il futuro costruttivo della Basilicata. Più idee, più democrazia. Per uscire dalle penalizzanti e paralizzanti logiche del passato. Il Sud deve saper realizzare quel progetto di cambiamento che da decenni viene auspicato da governi e governanti palesemente inadempienti.
Abbiamo superato i primi dieci anni del nuovo millennio,ma non abbiamo superato completamente le vecchie logiche della prima metà del Novecento, quando il grande scrittore calabrese, Corrado Alvaro denunciava: “Al mio paese la piccola borghesia considera una grande prova di abilità arrivare a ingraziarsi con tutti i mezzi,anche i piu’ bassi, chi comanda. La furberia al posto di ogni altra qualità umana. Chi non vi riesce è un imbecille,e chi non vi si adatta,un pazzo. “Ha relazioni”,è al mio paese dire molto”. No,non può essere ancora così nel 2011,proprio no! Il merito contro il potere. Sarà dura. Ma bisogna farcela. Non indietreggiare e non lasciare il campo libero agli usurpatori. ”L’importante è non mollare e vincere,non per la vittoria,ma per la giustizia”,come ci ha detto qualche sera fa l’onesto , caparbio, lungimirante scrittore-pittore calabrese Vincenzo Guerrazzi.
Domenico Logozzo
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