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di PARIDE LEPORACE
Non sarà certo il discorso alla nazione dei presidenti americani ma desta attenzione, nell’agenda politica lucana, la prima conferenza stampa di bilancio di Vincenzo Folino nei panni di presidente del Consiglio. Da quello che emergerà stamattina si potranno capire i nuovi equilibri del granitico potere lucano e della nuova nomenclatura al comando. Tutto banalmente potrebbe essere assorbito come il rendiconto dell’ufficio di presidenza registrando numero di sedute e commissioni e quel che si vuol fare, e tranne se qualche fromboliere non aggiunga pepe dagli scranni della stampa tutti a casa soddisfatti del patto dei presidenti che vede Vito e Vincenzo governare la marca lucana grazie al contrappeso moroteo frutto di molta Speranza.
Non sembra tempo di brutto carattere per il presidente Folino che ha scelto tempi lunghi e nuove fasi per tornare a far riemergere il suo protagonismo politico. L’ultimo duello retorico l’ha ingaggiato con la stampa, in particolare con noi del Quotidiano che abbiamo molto cavalcato la notizia delle indagini sul San Carlo non tanto sul piano giudiziario ma aprendo una dialettica politica che non sembra interessare la stragrande maggioranza dell’opposizione.
Su quelle contestazioni il presidente della Regione De Filippo è stato costretto a rispondere in conferenza stampa dietro l’incalzare della domanda del nostro Santoro che ha permesso di quadrare il cerchio rispetto a questioni che assillano ciclicamente il governatore con una puntuale cadenza natalizia, conveniamo molto fastidiosa per casistica di ricorrenza.
La novità della prosa giudiziaria, non sappiamo se per atto dovuto o per volontà di un cinico e baro destino, ha coinvolto questa volta Vincenzo Folino, il migliore dei miglioristi di via Maratea che ad un’iniziale fair play da uomo delle istituzioni ha fatto seguire una sua classica intemerata caratteriale nel corso di un’iniziativa di vertice del Pd dove la polemica nei confronti del Quotidiano è stata evidente. Alla controreplica editoriale è seguito un festivo silenzio di assorbimento. Per noi alcune domande politiche restano aperte. Il presidente del Consiglio regionale ha esaurito definitivamente la sua spinta propulsiva per un miglioramento dei rapporti tra società e politica lucana? Perché di questo si tratta dal nostro punto di vista. La questione giudiziaria legata alle vicende di Auxulium è ben poca cosa. Si è data occasione al Giornale di far uno scoop natalizio su un fatto che poteva essere meglio governato dai mastodontici apparati di propaganda del potere demlucano.
A noi, per esempio, è bastato poco per accertare con fonti qualificate e non giudiziarie che per esempio Vincenzo Folino, al tempo assessore al turismo, incontra i vertici di Auxilium non per assegnare appalti, ma per dare un suo parere istituzionale sull’opportunità di far sorgere un centro di accoglienza immigrati in una zona a forte valenza ricettiva come risultava essere quella di Policoro. E a guardar atti, capitolati e concorrenti risulta difficile che Auxilium potesse avere interesse a far pilotare una gara d’appalto di facile conquista. Rimane da capire e conoscere quali sono prove e indizi che al momento noi non conosciamo,
ma questo è altro discorso.
Resta il ruolo politico di Folino rispetto a queste vicende. Noi non dimentichiamo che l’attuale presidente del Consiglio lo scorso 7 marzo al cinema Don Bosco di Potenza nel corso della trionfale campagna elettorale delle Regionali, in forte assonanza con Vito De Filippo, affermò: “La magistratura ha bloccato la sanità e non ha brillato per trasparenza in vicende che continuano a presentare molto lati oscuri”.
Quei lati oscuri ad oggi restano tali e meriterebbero di essere rivelati. Oggi Folino si sente di iniziare a far chiarezza su un lato debole della vita democratica lucana e che invece continua ad essere appannaggio dei cascami del passato? Non è un caso che oggi in contemporanea a Folino due persone fuori dal palazzo come Frammartino e Bolognetti annunciano una conferenza stampa rivelatrice di altre paludi del passato.
E per restare alla politica quale vuole essere il ruolo del presidente del Consiglio regionale in un quadro lucano che inizia a scricchiolare?
Nelle passate regionali nel centro storico di Potenza, fanno notare acuti osservatori, un elettore su quattro ha scelto Magdi Allam indicando un chiaro voto di protesta contro chi governa e chi non sa opporsi. Se quella protesta arriva alla rete dei centri minori – è la considerazione -l’effetto Bulgaria rischia di scomporsi. Il sondaggio diffuso ieri dal Sole 24 ore sulla popolarità del presidente De Filippo screma di cinque punti il consenso espresso pochi mesi fa anche se il portavoce nel suo diario, da esperto di numeri, prova a spiegarci che quella sottrazione è in effetti un buon risultato. Ma forse saranno proprio i numeri e i conti a far capire agli elettori della Val d’Agri che i proventi della royalties coprono altri disavanzi. E sull’emergenza disoccupazione giovanile si preferiscono ponti d’oro alle finzioni della formazione invece di governare redditi sociali di cittadinanza per tutti che potrebbero essere un vero New Deal lucano. Il conflitto tra potere e tutela del merito è il tema del giorno. E Vincenzo Folino non è per nulla esente dal fatto che “i figli del re” siano ad ogni concorso sempre più bravi dei figli degli operai e degli impiegati. Ci piacerebbe ascoltare risposte su questi temi dal presidente del Consiglio che studia da governatore e che forse non si rende conto che anche la sua figura oggi viene percepita non più come quella del migliore migliorista ma come l’esponente di una determinata lobby politico-economica che governa l’assetto di potere di una piccola regione in ogni sua particolazione. Se anche oggi tutto finirà nella grigia teoria consiliare di numeri e commissioni ne prenderemo atto. In questo caso almeno si dia
uno Statuto contemporaneo a questa Regione. Almeno in quel caso Folino avrà svolto con successo il suo compitino che sarà ricordato a futura memoria alle celebrazioni del mezzo secolo del consiglio regionale.
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