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di PIETRO SCOGNAMIGLIO
NERVOSISMO e improvvisazione. La Potenza ‘84 vista ieri è una squadra praticamente già retrocessa, senza testa nè anima. Il presidente Petrullo si sforza a confermare il suo allenatore, ma con Tony Trullo in panchina c’è il forte rischio di celebrare nella seconda parte della stagione un lento funerale sportivo, senza nemmeno il conforto del pubblico. Emotivamente sempre più distaccato.
La meritatissima sconfitta contro la Bawer ha acceso i riflettori sui mali oscuri della Publisys, che dopo un girone d’andata da incubo non può più appellarsi alle giornate storte o alle decisioni arbitrali discutibili. Manca tutto: agonismo, determinazione, rotazioni adeguate alla categoria, un’idea di pallacanestro che vada oltre le sortite individuali di solisti che giocano solo per il proprio score nel tabellino. Gli influssi di negatività arrivano a percepirli pure lottatori nati come Chiarastella e Paparella, anche loro nettamente involuti nonostante sia difficile rimproverargli qualcosa sul piano dell’impegno.
Il curriculum prestigioso del tecnico abruzzese lo conosciamo, ma la sensazione – fondata su quel che abbiamo visto in questa stagione – è che nella lettura delle partite abbia più di qualcosa da imparare, anche da suoi colleghi meno blasonati.
Due flash, distanti nel tempo, ma significativi. Contro Bisceglie, sempre al PalaPergola, bastò che Mainoldi (non certo un fulmine di guerra) iniziasse a uscire dall’area per mandare nel panico meccanismi difensivi a dir poco scolastici. Ieri Ponticiello nel cuore del match ha predisposto un attacco costante in pick and roll su Bagnoli che ha caricato di falli il totem potentino, fino a fargli perdere la ragione. Dalla panchina, lettura zero.
Ha voglia Petrullo a dichiarare che “in tribuna non c’era niente di meglio rispetto a quanto già abbiamo in casa”. Roberto Miriello al PalaPergola ha collezionato strette di mano dagli appassionati potentini e sguardi d’intesa carichi di speranza. Il futuro potrebbe essere lui, magari – perchè no – insieme a un Longobardi (anch’egli presente ieri a Rossellino) che a dispetto della carta di identità potrebbe avere motivazioni maggiori rispetto a quelle messe in campo nel derby da alcune maglie bianconere. Già, erano solo maglie. Vuote e senz’anima.
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