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di ANTONIO BILANCIA
LO studente Materano Vito Di Fonzo, iscritto al terzo anno di ingegneria informatica al politecnico di Torino, vince il concorso : Message in a bottle, (messaggio in una bottiglia) indetto dalla European university college association. Il concorso era destinato a tutti i collegi universitari Europei e consisteva nella realizzazione di un video avente come tema: As time goes by, ( come passa il tempo). Il video di 3 minuti, racconta le diverse fasi che hanno portato all’Unione europea attraverso il ricordo e il protagonismo dei giovani. Tema centrale del lavoro è: United in diversity, (uniti nella diversità), ripetuto nella clip in tutte le lingue. Un invito alla tolleranza e alla partecipazione. Ancora un lucano che mette in luce le sue qualità fuori dalla sua Terra, addirittura in un contesto internazionale. Casualmente anche questa volta, (Direttore mi permetta la divagazione perché il tema che voglio affrontare è un altro,) come nel caso della famosa domanda alla scrittrice Dora Albanese che tanti interventi pro e contro aveva determinato, proprio a ridosso di un concorso Regionale vinto dal solito noto. Quella volta, è bene ricordarlo, i vincitori furono un assessore Provinciale e un’altra persona molto vicina al Governatore della Regione. Questa volta, manco a dirlo, il vincitore è il fratello del Presidente della Provincia. Con queste premesse, quante speranze abbiamo che questo giovane talentuoso, una volta laureato torni in Lucania? Mi scuserete, Lei e i lettori, se in ogni mio intervento tocco il tasto della fuga dei cervelli, determinata dalla mancanza di “PARI OPPORTUNITA”. Il mio è un chiodo fisso ma è anche il nodo centrale, (uscendo dal contesto Nazionale ed Internazionale), della crisi sociale, politica ed economica che attraversa la nostra Regione. Per tornare al tema: mentre un giovane realizza un videoclip che percorre le fasi della creazione dell’Unione europea vista proprio con gli occhi disincantati della gioventù, la stessa Europa è pervasa da movimenti disgregatori di quell’unità. Si mette in discussione l’euro, si ha paura di essere trascinati nel baratro del default proprio perché legati ad un patto di stabilità imposto dall’alto. In buona sostanza, non si può stampare più moneta, non si può più svalutare, come si faceva con le vecchie monete Nazionali per sostenere la sfida dei prezzi per le proprie industrie sui mercati internazionali e attrarre turismo. E’ ovvio che questo ci tiene al riparo da tanti altri pericoli. Però questi movimenti ci sono e sono sempre più consistenti. Parallelamente a quelli citati vi sono, poi, i movimenti separatisti Nazionali: Spagna con i Baschi e i Catalani; Belgio con la perenne diatriba tra Fiamminghi e Valloni. La recente disgregazione della Cecoslovacchia, determinata sicuramente dalla volontà degli Slovacchi, (ricchi) a discapito dei Cechi (poveri). Insomma, non solo c’è chi tenta di far tornare indietro l’Europa con gli egoismi Nazionali ma c’è chi vuole smembrare anche gli stessi Stati che la compongono, facendo leva sugli stessi egoismi. E l’Italia? E la Lega? Il suo leader Umberto Bossi, in risposta all’appello all’unità del Presidente della Repubblica Napolitano per i festeggiamenti del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, ha tuonato: “Festeggeremo quando avremo portato a casa il Federalismo”. A casa di chi? Del nord? Della Padania? Ha senso legare questi festeggiamenti ad un obbiettivo che nulla ha a che vedere sul piano storico di quel momento? E’ ora di tornare a chiamare con il suo vero nome, così come era agli albori della nascita di questo che loro, i Leghisti, chiamano movimento ma che è un vero e proprio partito e, per giunta, SEPARATISTA. Si, questo è l’aggettivo innominabile che i politici Leghisti non pronunciano mai nelle occasioni ufficiali e quando sono sulle reti televisive Nazionali. Ma che è presente sotto diverse forme in tutti i discorsi di tutte le manifestazioni locali e nelle presenze degli stessi sulle reti cosiddette Padane. Il federalismo, che pure tutti invocano e, con i dovuti distinguo, tutti vogliono realizzare non è, per la lega, che il primo passo verso un processo di separazione che nella mente del “popolo padano”, è già in atto nei fatti. Chi scrive è, molto spesso a contatto con la base dei votanti della lega: Lombardi, Emiliani e Veneti, soprattutto. Questi ultimi sono i più esagitati. Sono quelli che più di altri sono convinti che Bossi li porterà alla libertà, dicono loro. Libertà da che cosa? Da chi? Da chi 150 fa l’Unità l’ha solo subita? E proprio da chi oggi vuole essere libero? Io penso che l’unità vada festeggiata da tutti. Che essa sia un valore ineludibile. Che ha, infine, portato vantaggi a tutti. Che come recita la clip del giovane studente Materano: United in diversity, l’Italia sia un grande Paese proprio perché unito nella diversità. Devono stare attenti i dirigenti leghisti a continuare, pur nelle loro legittime istanze politiche, ad alimentare il seme della discordia Nazionale, del separatismo velato, e neanche tanto, nell’inculcare ai cosiddetti Padani che lavorano solo loro e che i loro soldi vanno al sud. Su questo si potrebbe aprire un discorso molto lungo, ma non è questa la sede, per dimostrare che, almeno nell’ultima parte, il problema è esattamente inverso. Sono i soldi del Sud che sotto varie forme, vanno al Nord. Devono stare attenti i Parlamentari leghisti che bisbocciano con “Roma ladrona” e poi tornano a casa e promettono di liberarli da quella stessa Roma ladrona nella quale loro sguazzano difendendo poltrone e privilegi. Devono stare attenti i loro alleati, che pur di conservare le poltrone, cedono ad ogni capriccio leghista. Stanno tutti scherzando col fuoco, e col fuoco prima o poi ci si brucia.
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