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Caro direttore,
non molto tempo fa scrissi un articolo per il quotidiano che tu dirigi dal titolo illuminante “petrolio, paradossi e nuove sfide”. Il fulcro del mio intervento era da ricercarsi in quella che ho definito incapacità (o mancanza di volontà) da parte di alcuni amministratori di elaborare e mettere in pratica strategie programmatiche per lo sviluppo della nostra amata regione. Per programmazione intendevo l’elaborazione di una serie di iniziative mirate per il raggiungimento di determinati obiettivi a medio e lungo termine, utilizzando le royalties del petrolio di Tempa Rossa.
Il discorso vale sia per quelle dirette ai tre comuni dell’area del Sauro, sia per quelle indirette. Per adesso vorrei concentrare l’analisi su quelle che ciascun comune potrebbe gestire in autonomia e ti assicuro, caro direttore, che per un piccolo paese come il mio (lo stesso vale anche per gli altri), sarebbero sufficienti per stravolgere completamente le misere condizioni in cui versa oggi.
In una nota a firma del presidente De Filippo, inviata ai sindaci di Gorgoglione, Guardia e Corleto Perticara, il 25 giugno 2007, si faceva riferimento all’esigenza di tracciare fin da quella data un modello di sviluppo locale per permettere un rilancio del territorio e per invertire il persistente decremento demografico e reddituale.
Nella stessa nota, il nostro Governatore sosteneva che l’impatto finanziario per i comuni interessati, nei prossimi venti anni e per le sole riserve certe di idrocarburi, è stimabile in oltre 58 milioni di euro. In particolare, nei primi anni di avvio del progetto si prevede un flusso finanziario che si aggira intorno ai sei/sette milioni di euro all’anno a beneficio diretto dei comuni.
Sono passati circa tre anni e mezzo ma di questo benedetto modello finora non si è vista neanche l’ombra.
Per questo motivo vorrei condividere con te, caro direttore, delle idee alla base di un semplice programma di sviluppo, dove far confluire i fondi derivanti dalle estrazioni petrolifere, evitando, ove possibile, gli errori già commessi nella vicina Val d’Agri.
Sarai d’accordo con me che prima di cominciare con qualsivoglia progetto bisogna avere sottomano un quadro generale delle risorse che si hanno a disposizione. Non ci può essere programmazione se prima non si ottiene un accurato censimento, ad esempio delle attività imprenditoriali che insistono nell’area, rilevando per ciascuna punti di forza e di debolezza in termini infrastrutturali, immateriali, formativi e tecnologici. Ma non basta. Serve una rilevazione statistica della popolazione e un quadro completo delle professionalità presenti o che potenzialmente potrebbero tornare in Basilicata se adeguatamente incentivati. E infine un censimento del patrimonio storico, artistico, culturale e naturalistico che potrebbe essere valorizzato e delle strutture ricettive, attive e potenziali, presenti sul territorio.
In base a questa analisi preliminare si potrebbe pensare ad una più idonea ripartizione delle royalties, non solo per opere pubbliche ma soprattutto a favore di investimenti in campo agricolo e agroalimentare, nel turismo rurale, nelle energie alternative e nell’artigianato, nonché prevedere incentivi per la realizzazione di piccole industrie, non inquinanti e a basso impatto ambientale, collegate alla filiera energetica e al riciclaggio di componenti di rifiuti. Senza dimenticare la percentuale da dedicare ai servizi sociali e alla prevenzione dell’alcolismo e delle tossicodipendenze, vere e proprie emergenze dei nostri paesi.
Se partiamo dal settore agroalimentare, fatte salve poche aziende virtuose, il resto purtroppo non possiede né i requisiti minimi in materia di certificazione e di igiene e sicurezza alimentare, né le attrezzature e la formazione necessaria per garantire produzioni di qualità. In queste condizioni, bisogna stabilire gli obiettivi che si vuole raggiungere nel medio periodo. La strada più facilmente percorribile potrebbe essere quella della produzione biologica rafforzata da misure atte all’accorciamento territoriale delle filiere. Rilevati i fabbisogni, dunque, e stabiliti gli obiettivi non resta che programmare gli investimenti a favore di aziende già operanti o di nuovi giovani potenziali imprenditori. Incentivi per l’acquisto di nuove attrezzature, per l’ammodernamento delle aziende, per il raggiungimento di certificazioni di qualità, per la promozione e il marketing, per l’innovazione tecnologica, per la formazione e così via.
Stesso discorso vale per il turismo. In questa area della Basilicata sono presenti alcuni dei più importanti siti naturalistici e attrattori turistici della regione. Penso ad esempio al volo dell’Angelo di Pietrapertosa, al parco avventura di Cirigliano, al bosco di Gallipoli Cognato e delle piccole dolomiti lucane, al parco letterario Carlo Levi di Aliano, ai calanchi, alle case in pietra di Guardia Perticara, alle masserie fortificate di Stigliano.
Uno dei punti di partenza potrebbe essere quello di destinare parte delle royalties previste per le opere pubbliche, oltre che al potenziamento delle principali arterie presenti e alla costruzione di sentieri naturalistici per lo sviluppo turistico, alla ristrutturazione degli immobili comunali e non per destinarli ad albergo diffuso, vista l’assenza di strutture ricettive adeguate. Così facendo, nella peggiore delle ipotesi in caso di fallimento, potremmo vantarci di consegnare ai posteri un paese fantasma ma, a differenza della vicino Craco vecchia, nuovo e ristrutturato. Fatto ciò e constatato che i più grandi attrattori turistici sono frutto di brillanti idee di altrettanto brillanti giovani, proporre concorsi di idee per lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali nei diversi settori, rivolti ai residenti anche se non abitanti in Basilicata.
Altro discorso riguarda la gestione dei rifiuti, settore in cui siamo fortemente in ritardo di sviluppo rispetto ad altre aree della Basilicata. Come ben sai, caro direttore, la gerarchia delle misure necessarie per il trattamento dei rifiuti, prevista dalla direttiva europea del settore, pone la raccolta e lo smaltimento, per noi di priorità assoluta, agli ultimi due posti in termini di importanza. La migliore soluzione, a quanto pare, rimane quella della riduzione e del riciclaggio delle varie componenti. Siamo d’accordo che per arrivare a questo serve un notevole balzo culturale, specie in materia di riduzione dei rifiuti ma si potrebbe cominciare con una maggiore e più incisiva attività di informazione e sensibilizzazione. Non vale lo stesso discorso per il riuso dei materiali. Attualmente quei pochi comuni che fanno la raccolta differenziata stipulano accordi con aziende specializzate ubicate fuori dai confini regionali. In questa direzione, perché non proporre la realizzazione, nelle aree industriali presenti lungo il Sauro, di piccole industrie per il riciclaggio di alcune delle componenti come la plastica, il vetro o la carta invece che di mega inceneritori mascherati da centrali a biomassa?
Infine le energie alternative. Assodato che il primo intervento necessario è quello dell’efficientamento energetico delle strutture pubbliche, sono convinto che le fonti rinnovabili rappresentano ancora oggi un’autentica opportunità per il nostro paese ma bisogna uscire dalla logica dei giganti dell’energia, delle grandi centrali o dei parchi off shore e proporre incentivi alle aziende esclusivamente per la realizzazione di impianti di piccolissima taglia, necessari per l’autoproduzione di energia elettrica e termica.
Quindi detto questo, caro direttore, abbiamo tutti i requisiti per poter competere su tutti i fronti: prodotti tipici di qualità certificata, filiere corte biologiche alimentate con fonti rinnovabili, attrattori turistici integrati, percorsi per turismo ambientale, sport estremi, strutture ricettive attrezzate, edifici pubblici efficienti e soprattutto avremo finalmente raggiunto l’obiettivo di invertire la tendenza allo spopolamento e arrestare l’emorragia di giovani lucani, emigrati altrove in cerca di miglior vita.
Gianpaolo Gagliardi
(Consigliere di opposizione Comune di Gorgoglione)
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