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di LOREDANA VACCARO Concorrenza e lamentela. La prima quasi inesistente, la seconda sempre presente. Sono questi i due sostantivi che mi sono venuti in mente appena ho saputo della polemica che ruotava attorno al Caffè letterario. La cosa non mi ha meravigliato, anzi mi ha fatto sorridere. Altro non è che l’ennesima prova di quanto siano “chiusi” i gestori di bar, locali e tutti coloro che ruotano attorno al mondo del divertimento a Potenza. Ho sempre sostenuto la tesi che per parlare di qualcosa bisogna averla vissuta o quanto meno avere delle prove. Nella realtà potentina accade però sempre il contrario. Si parla e si sparla senza cognizione di causa. Non sono una mondana, ma mi diverte la sera frequentare più locali, girare, prendere aperitivi. I miei coetanei borghesi, quelli con la puzza sotto il naso che mettono piede nei locali se, e solo se, trattasi di pizza o ristorante, mi etichettano come «colei che va in giro per cantine». Gli altri invece, quelli che come me amano ritrovarsi nei locali per scrollarsi i pensieri del giorno, sono contenti quando un nuovo locale viene aperto. Cosa che è successa con l’Arci Caffè letterario. Finalmente un posto nuovo, finalmente musica dal vivo, finalmente un luogo dove poter non solo sorseggiare qualcosa, ma anche ammirare dei quadri, leggere un libro, suonare il piano, discutere e confrontarsi. Forse tutto questo è troppo per i potentini. Non sono abituati e non c’è da stupirsi. A lamentarsi sono gli stessi che quando li porti ad un aperitivo si accontentano di arachidi e patatine. Gli stessi che se parli di happy hour pensano ad una canzone di Ligabue o di una frase in inglese. Così una parte della concorrenza, direi poco concorrenziale e creativa da proporre un’alternativa, e di cittadini, poco inclini al divertimento, ha pensato bene di trovare un neo a questo club. Non è possibile che tanta gente possa recarsi in un circolo, per giunta letterario, e ogni sera. Così, come per incanto, ecco che vien fuori la classica e arcinota mentalità potentina che si esplica nel lamento e nell’attacco basato su voci di corridoi. Quale la condanna? Il Gran giurì ha decretato che il locale in questione evaderebbe il fisco. Onestamente non sono ferrata in materia di evasione fiscale e di associazioni senza scopo di lucro. Però posso portare la mia testimonianza diretta che non si basa su voci. Le prime volte sono stata io stessa ad aggirare le regole, chiedendo di entrare senza la tessera. Poi però mi sono iscritta. Da allora anche i miei amici. Ho ascoltato musica di qualità e bevuto qualche drink a prezzi molto più bassi di un pub. L’Arci Caffè fa paura perché è una novità. Soprattutto agli esercizi commerciali concorrenti. Ma non dobbiamo vedere questo club come un nemico da combattere. Semmai come un’occasione per crescere.

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