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“Mentre l’Arbea continua a collezionare multe dall’Ue (ultima in ordine di tempo è quella di 1 milione 700 mila euro per gravi carenze nella sua attività relativa al 2006 che si sommano ai ben 85 milioni di euro che l’Ue non intende riconoscere per gli anni successivi, 2007-2008-2009) a tutti è sfuggito che con il valzer dei dirigenti regionali, è stato affibbiato un dirigente alla Struttura di Progetto “Gestione Interventi PSR” (Francesco Rizzo).
Ora, con propria D.G.R. n. 1704/2010 del 12 ottobre 2010, la Regione aveva prorogato al 31.12.2010 la durata di questa Struttura di Progetto, giustificandosi con i gravosi impegni volti ad evitare il “disimpegno automatico”, e precisando che essa aveva “funzioni di supporto ad ARBEA per l’istruttoria delle domande di pagamento”. Considerando che questa Struttura di Progetto è dunque diventata inutile (le domande di pagamento le istruisce AGEA), perchè mantenerla in vita assegnandovi un dirigente?
Forse per giustificare la favoletta, che ARBEA possa, per di più “in breve tempo”, diventare di nuovo Organismo Pagatore e nel frattempo manteniamo in piedi un carrozzone?.
Per il CSAIL la ripresa dell’agricoltura delle aree interne è uno snodo fondamentale ad assicurare la rinascita dei territori che rischiano la desertificazione demografica e produttiva. E’ il caso di ricordare a chi ha la memoria corta che dal 15 ottobre scorso, le “utenze” ARBEA del SIAN (Servizio informatico) sono state disattivate in attuazione del Decreto Ministero Politiche Agricole e Forestali del 12 maggio 2010. L’Arbea non è più organismo pagatore. Gli addetti in Arbea non potranno più fare le “istruttorie” del “biologico”, del “rimboschimento”, dell'”indennità compensativa. Due anni e mezzo dopo il “piano di interventi correttivi” del Ministero all’Agricoltura, quello che diceva “o fate questi adeguamenti subito o ve ne andate a casa”, sono trascorsi inutilmente senza avere assolto agli adempimenti prescritti. Formalmente, si capisce, perchè “pagatore”, dopo quattro mancate certificazioni dei conti consecutive (2006, 2007, 2008, 2009) da parte dell’Unione Europea, l’Arbea non lo è mai stato.
In una Regione che inequivocabilmente dà i numeri, vogliamo provare a darli anche noi. Cinque milioni di euro, dieci miliardi di vecchie lire, all’anno: tanto ci costa, non staccare la spina ad ARBEA. Settanta dipendenti, solo venti dei quali sono dei “tecnici agricoli”: ma l’ARBEA, è un ente strumentale in agricoltura, i diplomati ISEF servono a tenere in forma gli agricoltori? Settanta dipendenti, divisi su tre sedi: quella di Potenza è istituzionale, quella di Matera serve sul bilancino da farmacista del potere per controbilanciare l’ALSIA, e della sede di Villa d’Agri .
Il CSAIL, nell’interesse degli agricoltori delle aree interne, non si stancherà mai di richiedere l’accertamento delle cause tecniche, politiche, amministrative che hanno determinano una gestione disastrosa dell’Azienda per trasferire ogni funzione e compito direttamente all’Agea, l’Agenzia in nazionale per l’erogazione degli aiuti comunitari, come accade già da anni in altre Regioni. Oltre ai 180mila euro l’anno per il direttore-commissario, l’Arbea è costata centinaia e centinaia di migliaia di euro per servizi informatici affidati ad aziende esterne oltre che per adeguare i propri servizi informatici che avrebbero dovuto snellire tempi e procedure delle pratiche di richieste di aiuti comunitari. Chissà se allora qualcuno, anche dell’opposizione del centrodestra in Regione, oltre a presentare proposte di legge per la soppressione di Arbea si ricorderà di chiedere la nomina di una commissione di indagine sull’operato di Di Mauro-Freschi.
Filippo Massaro (Csail)
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