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Un efferato omicidio scaturito da una serie di soprusi che hanno scatenato la decisione di chiudere per sempre il discorso. Ercole Vangeli insieme al fratello, al figlio ed al genero di quest’ultimo hanno deciso di risolvere definitivamente la faccenda. Questa la motivazione di Ercole Vangeli, 42 anni, reo confesso della strage compiuta nella masseria di Filandari nella quale sono stati uccisi Domenico Fontana, di 61 anni, ed i suoi quattro figli, Pasquale, di 37, Pietro, di 36, Emilio, di 32, e Giovanni, di 19 (in foto).
Ad agire, però, secondo l’accusa, non è stato solo Ercole, come lui continua a ripetere e la Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha disposto ieri il fermo del fratello di Ercole, Francesco Saverio, di 54 anni; del figlio di quest’ ultimo, Pietro, di 23, e del genero dello stesso Francesco, Gianni Mazzitello, di 30. I quattro sono accusati di omicidio plurimo perchè tutti, secondo l’accusa, erano presenti sul luogo della strage. Chi sia stato materialmente a sparare gli inquirenti non lo vogliono dire, ma anche su questo, ha spiegato il procuratore di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, gli investigatori hanno un’idea ben precisa, grazie anche alla testimonianza del cittadino romeno che lavorava alle dipendenze dei Fontana e che ha assistito a tutte le fasi della strage. È stato lui, prima di essere interrogato dai carabinieri, ad avvertire la moglie di Domenico Fontana, Giovannina De Luca, di quanto era accaduto. La donna ha poi avvertito i carabinieri con una telefonata al 112.
Per sfogare tutta la loro rabbia contro quella famiglia, ora sterminata, gli esecutori della strage hanno sparato 40 colpi di pistola contro le cinque vittime, utilizzando un doppio caricatore per ognuna delle due pistole utilizzate, una calibro 9×21 ed una 7.65.
Le due armi, che i fratelli detenevano legalmente, sono state recuperate dagli investigatori. Ercole Vangeli ha consegnato la sua 9×21 ai carabinieri ieri sera, quando si è costituito. La 7.65 è stata trovata a Francesco Saverio nel corso di una perquisizione. I militari hanno anche recuperato i due caricatori.
Vangeli si era rivolto più volte ai carabinieri per denunciare i soprusi subiti: il taglio di alcuni alberi, il pascolo abusivo sulle sue terre. Per quattro volte, negli ultimi quattro anni, aveva varcato il portone della caserma dell’Arma per presentare le sue denunce. Ma mai, ha specificato Spagnuolo, aveva indicato nei Fontana gli autori di tali gesti e le denunce erano state sempre contro ignoti. Ha così deciso di farsi giustizia da solo.
Ora si attende l’esito della perizia balistica sulla pistola trovata a Francesco Saverio Vangeli per avere la conferma che sia la seconda arma usata per la mattanza della masseria. E ci sono da acquisire i riscontri necessari agli accertamenti compiuti sul luogo della strage. Tutte verifiche, sono convinti gli investigatori, che non faranno altro che confermare il quadro già delineato di responsabilità nei confronti dei quattro fermati. L’attenzione delle forze dell’ordine in merito a possibili reazioni legate alla strage è molto alta e per questo motivo che il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza ha disposto il divieto di funerali pubblici per le vittime: “Quanto è accaduto – ha detto il prefetto, Luisa Latella – è un fatto troppo efferato e c’è il timore che possano esserci reazioni. Da qui la necessità che le esequie si svolgano in condizioni di massima sicurezza. Per questo abbiamo deciso di vietare i funerali pubblici”.
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