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«Vedete un attimo, se c’è qualche amico. A Vibo e compagnia bella, la parliamo, perchè con il bene che abbiamo fatto .. Questo è assodato, ve lo posso garantire .. Carcere .. Glielo possiamo garantire, va bene? Perchè ho avuto una persona mia! Ma mia, mia, mia, voglio dire. In questo possiamo fare qualcosa. Abbiamo un paio di amici, là dentro». Santi Zappalà, all’epoca sindaco di Bagnara e candidato alle elezioni regionali con il Pdl, parla così al boss della cosca Pelle, Giuseppe, vantando, secondo l’accusa, delle conoscenze nel carcere di Vibo Valentia. Il colloquio risale al 27 febbraio 2010 e viene intercettato dai carabinieri nell’abitazione di Pelle. Zappalà aggiunge di avere incontrato delle difficoltà nel tentativo di fare ottenere qualche beneficio ad un detenuto a Modena: «vi stavo dicendo, che questo di Modena era carcerato, tramite diverse cose, stavamo cercando di fargli avere, qualche beneficio là dentro. Comunque se c’è qualcuno che … Per un’informativa, qualche cosa».
Pelle chiede quindi a Zappalà se è possibile far trasferire il fratello Salvatore Pelle, allora detenuto nel carcere romano di Rebibbia, in un altro istituto più vicino. «Scusate – dice Pelle – se mi permetto. Io ve l’ho detto, siamo una famiglia e di quello che posso. Ma .. praticamente, questa persona, è una persona che conta là dentro? Può chiamare un detenuto per farlo venire .. o ..». E per essere esplicito Pelle cita l’esempio del padre Antonio, il quale, quando era detenuto a Noto (Siracusa), tramite un maresciallo di sua conoscenza, aveva ottenuto il trasferimento di un altro detenuto.
Alla domanda del boss, però, Zappalà risponde che i tempi erano cambiati, confortato dal Giuseppe Mesiani Mazzacuva, presente all’incontro e ritenuto uomo di fiducia di Pelle, che aggiunge che a partire dal 1992 era diventato problematico fare trasferire un detenuto da un carcere all’altro: «Altri tempi. Altri meccanismi. Fino al ’91, entravano pranzi interi, dentro le carceri. Dal ’92 in poi…».
A chiusura del discorso Zappalà confermava la propria disponibilità: «Ma quello che dite voi, posso chiedere una conferma, all’interno gli concedono ..».
L’incontro si concludeva, secondo l’accusa, «con un’ulteriore conferma avanzata da Santi Zappalà dell’appoggio elettorale che gli era stato promesso». «E se voi riterrete opportuno aiutarci. – dice Zappalà – D’accordo?». Ricevendo dal boss la risposta: «Si parla di amici». E accompagnandolo alla porta aggiunge Pelle «Ora vediamo in quale maniera vi possiamo aiutare».
Dunque dalle intercettazioni si denota come il boss Giuseppe Pelle guardasse ben oltre le elezioni regionali del marzo scorso. Dagli incontri fra il boss ed i candidati, emerge l’intenzione del capo clan di individuare persone «affidabili», da mandare in consiglio regionale in una prima fase e, poi, in parlamento. Gli inquirenti, controllavano l’abitazione del boss con un apparato di videosorveglianza e ne registravano i colloqui. È stato possibile, così, accertare che una serie di candidati alle elezioni amministrative si erano recati nell’abitazione del «padrino» chiedendo appoggio nella ricerca dei voti ed offrendo in cambio una serie di favori che potevano andare dall’aggiudicazione di appalti pubblici al trasferimento di detenuti di notevole spessore criminale. Erano sempre i candidati – sottolineano gli investigatori – a sollecitare gli incontri con Pelle. Il boss riceveva tutti ed a tutti manifestava la propria disponibilità a concedere l’appoggio elettorale dell’organizzazione, riservandosi poi di verificare lo spessore politico di ogni candidato e le sue effettive possibilità di elezione nonchè la disponibilità manifestata nei confronti del sodalizio criminale. Alla luce di tali verifiche veniva poi sciolta la riserva in ordine al candidato sul quale fare effettivamente convergere i voti controllati dall’organizzazione. Dalle conversazioni intercettate sempre nell’abitazione di Pelle sarebbe emerso che l’organizzazione criminale si proponeva di pianificare una propria strategia unitaria per le consultazioni elettorali regionali ma anche in vista delle politiche future.
Pelle, in proposito, avrebbe parlato della necessità di sostenere un ristretto numero di candidati onde evitare una dispersione di voti. Si tratta in particolare di una conversazione intercettata il 14 marzo 2010, tra Giuseppe Pelle, Antonio Manti, Aldo Domenico Marvelli e Paolo Marvelli. Alla necessità di sostenere solo alcuni candidati evidenziata da Pelle, Aldo Marvelli avrebbe risposto che doveva essere l’organizzazione ad individuare i candidati ai quali offrire il proprio appoggio, onde garantire il conseguimento del risultato positivo rappresentato dall’elezione dei propri referenti politici. Antonio Manti, dichiarandosi d’accordo con i suoi interlocutori, spiegava che il problema in passato era stato rappresentato dalla mancanza di una strategia unitaria finalizzata ad indirizzare i voti su un unico candidato.

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