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“Siamo chiamati a discutere e approvare – dice Viti – quella che è stata definita una ‘Finanziaria di guerra’: una manovra ‘alleggerita’ di oltre 100 milioni di euro per effetto dei vincoli della finanza pubblica e qualificata da uno sforzo selettivo che interviene sulle aree di sofferenza, sulle grandi priorità sociali e sulle emergenze e che si prefigge una linea riformatrice in grado di conciliare (cosa né semplice né indolore) efficienza e democrazia, partecipazione e sburocratizzazione. E’ mia convinzione – sottolinea – che l’ispirazione e l’impianto complessivo della Finanziaria siano condivisibili. Essi portano il segno di quel ‘riformismo radicale’ che De Filippo ha impresso al complesso della manovra e che dovrà ora affrontare il dibattito consiliare. Quel che appare assolutamente necessario è che, con intelligenza politica e con serietà istituzionale, vengano affrontati e risolti alcuni problemi della governance sui quali si è sviluppato un ricco e interessante dibattito, pur se segnato, com’è comprensibile, da qualche asprezza e incomprensione”.
“Mi sembra giusto osservare tuttavia – continua Viti – che la discussione sul nodo della governance istituzionale e strumentale è stata rappresentata come uno scontro apocalittico, una sorta di ultima ‘Thüle’. Comprendo che ogni disputa, in questa fase di fervida incertezza, si carichi di tensioni. Tuttavia è necessario che su temi così delicati vengano messi a frutto realismo e ragionevolezza. Tenendo conto che, proprio l’emergenza che la Regione sta vivendo per le strettoie della finanza pubblica, suggerisce che su alcune scelte si ricerchi, già dentro la Finanziaria (e senza che se ne tema una sorta di ‘inquinamento’), un sentiero riformatore in grado di correggere anomalie ed inadeguatezze di ordinamenti che non hanno retto alle prove dell’esperienza. Sono convinto, infatti, che, per la riforma delle Comunità locali, sia possibile trovare subito una linea di convergenza che, nel farsi carico di un’esperienza da ripensare e, comunque, da riportare dentro un quadro di spesa sostenibile, non rinneghi tuttavia il valore di un localismo virtuoso, capace di alimentare e sostenere la progressione dal basso di nuove classi dirigenti, assicurando un presidio funzionale di personale, peraltro già in carico alla Regione, distribuito nelle aree di programma, a sostegno del lavoro di un nucleo di amministratori locali impegnato nelle attività di programmazione territoriale, di gestione di servizi comuni e di interlocuzione con le responsabilità provinciali e regionali. Penso a strutture leggere, agili, in grado di collegare fra loro i livelli di governo facendo lievitare il sentimento civile di comunità allargate. Qualcosa che ovviamente non ripeta i burocratismi e le incrostazioni già vissuti, che, nello stesso tempo, abbatta i costi e, sul piano dell’animazione politica e civile, allontani l’idea di modelli tecnocratici o di ritorni neocentralistici: un’impostazione, immagino, non lontana dal pensiero del Presidente della Regione”.
“D’altra parte – sostiene Viti – per conseguire un obiettivo che contemperi ‘leggerezza’ e ‘governo di programma’, non credo sia necessario scomodare i Padri Costituenti, ma mettere piuttosto all’opera le cospicue intelligenze che si sono finora cimentate nel dibattito politico (penso all’ approfondita riflessione vissuta sia nelle Commissioni consiliari sia nel gruppo consiliare del Pd, ma anche al contributo che sta venendo dagli Amministratori locali che stanno gestendo questa difficile transizione). L’altra strada, quella del rinvio sia pure a tempo, che è stata affacciata, rischia un’estensione illimitata del campo di osservazione. Perciò mi sono chiesto se non fosse possibile discutere della “democrazia dei moderni” secondo un metodo processuale: partendo cioè da una delle dimensioni aggregate attraverso le quali una democrazia deve procedere nel tempo della crisi che grava sulle nostre spalle. Perchè definire ‘minimalismo’ quello che è, invece, drammatico realismo? Quando poi si pensi a questioni davvero dominate dall’emergenza, quali i modelli di gestione di rifiuti e acqua, per i quali non si è lontani da soluzioni tempestive e realistiche, qualsiasi rinvio apparirebbe incomprensibile. Viviamo una fase delicata della vita regionale. Siamo al giro di boa di un anno difficile, cui un altro ancor più difficile seguirà. E’ il momento di raccogliere ogni energia per realizzare il massimo sforzo di convergenza di fronte ad una crisi devastante. La nostra è una regione carica di saggezza storica, dalla quale è giusto attendersi, in questo momento, uno scatto collettivo di responsabilità e di coraggio. Soprattutto se, superando una fase di inquietudini e di fibrillazioni che increspano la maggioranza di governo e che, come negli sciami sismici, si riverberano e derivano dal fitto paesaggio che vive a ridosso dei due schieramenti, sarà possibile rilanciare quella forte iniziativa di governo della quale si avverte l’urgenza (al cui sostegno, per la delicata congiuntura delle attuali relazioni politiche nel centro-sinistra, sta operando il Segretario regionale Speranza). E’ un’operazione cui, per spirito repubblicano, vedo è interessata anche l’opposizione più cospicua e rappresentativa. Sarebbe un segno di maturità che conseguirebbe apprezzamenti non minori rispetto a quelli che non sospettabili esponenti del Governo nazionale e Agenzie di Rating vanno rivolgendo all’azione del governo regionale”.
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