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di ANTONIO CORRADOLe salme di Luca e Marirosa possono fornire ancora tanti indizi investigativi, perché in buono stato di conservazione. Lo ha spiegato ieri il professor Francesco Introna, anatomopatolgo incaricato dalla Procura della Repubblica di Matera di effettuare tutte le prove scientifiche sui resti estumati dei due ragazzi, trovati morti nel bagno di casa Andreotta il 23 marzo del 1988. Le salme hanno ancora le unghie, dunque a partire da oggi presso il Policlinico di Bari, si potranno avviare tutte le analisi utili a cercare eventuali tracce di Dna mitocondriale appartenente a terze persone. Un elemeno che avvalorerebbe non di poco la tesi dell’omicidio, sostenuta con forza dalle famiglie dei due ragazzi. Ieri è stata una lunga giornata prima al cimitero di Policoro, dove si è svolta l’estumazione e l’ispezione cadaverica, poi all’ospedale di Matera, dove Introna ha effettuato la Tac sulle due salme. Resta da chiarire la presenza e le condizioni dell’osso ioide, che proverebbe la morte di Luca per strangolamento, come sospetta la famiglia, ma anche la profonda frattura nella parte posteriore del cranio di Marirosa, peraltro evincibile dalle testimonianze delle persone che hanno vestito la ragazza il giorno dopo, essendo costrette ripulire il sangue che ancora sgorgava dalla nuca. Introna ha visto la lesione e si è interessato a capire di più, così come ha repertato minuziosamente tutto ciò che è stato trovato nelle bare. Oggi iniziano le operazioni di autopsia presso il reparto di Medicina legale del Policlinico di Bari. Potrebbero durare più dei 60 giorni canonici perché Introna è intenzionato a non lasciare nulla di intentato, dando seguito a tutte le richieste che provenissero dai periti di parte.
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