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di PANTALEONE SERGI
Il 31 dicembre incombe e la paura avanza. Non sventolano però bandiera bianca i medici a rischio licenziamento. Sperano che entro fine anno la situazione si chiarisca e positivamente per loro. Se fosse stabilizzazione sarebbe meglio e stapperebbero più d’una bottiglia di champagne. Ne avrebbero più che diritto (alla stabilizzazione e allo champagne) dopo anni e anni passati in corsia, quando capita anche nelle feste di fine anno. Se invece sarà proroga, beh almeno una bottiglia di spumante la stapperanno ugualmente: brut o dolce che sia, finirà l’anno ma non la speranza di un posto stabile. Così vanno le cose in questa Calabria dei diritti negati e dei favori dilaganti. Tra le macerie di un sistema sanitario terremotato e vittima di uno sciame sismico che non dà tregua ai soccorsi, una normalità non s’intravede ancora all’orizzonte. Tanto che – altro che nuova stagione – qualche manager contribuisce personalmente all’emigrazione sanitaria. Auguri a lui per la sua salute. E auguri a coloro che non possono permettersi alcuna alternativa e si affidano con fiducia alla qualità dei nostri presidi. Che non è poca, visto che riesce ancora a dare prestazioni anche eccellenti in un contesto tra tregenda sociale. *** Vorrei spendere ancora qualche parola per la questione dei precari della Sanità, problematica che indirettamente ci interessa tutti per i pericoli di depotenziamento dell’assistenza pubblica e banco di prova per la giunta regionale che ha ereditato una situazione drammatica dalla precedente che a sua volta l’aveva ereditata in termini altrettanto gravi. Domenica scorsa, per tale motivo, sono stato a sentire il presidente Giuseppe Scopelliti che, come si suol dire, senza alcun timore è andato nella tana del lupo, cioè nella “casa dei medici” di Cosenza, la nuova e funzionale sede dell’Ordine che è stata inaugurata con un profluvio di chiacchiere. Scopelliti no, non ha fatto né chiacchiere e né tantomeno promesse. Ha proseguito il suo dire, in verità, a colpi di slogan e di accuse. Ha detto, però, di non volere arrendersi nel confronto con il Governo (e meno male che si tratta di un governo amico.). Ha affermato – e c’era grande attesa di sapere – che quando si potrà i precari saranno sistemati e che intanto lavora per una loro proroga. *** Non la vedo bene per i camici bianchi da stabilizzare che prefigurano, se le cose andranno avanti così, “ospedali senza medici”. La sfida sulla Sanità si gioca nel tempo, ha ribadito, e qui giustamente, il presidente. Il tempo dei precari, però, sta per scadere. E Scopelliti ha concesso poco, molto poco. Nonostante quello che a tutti è apparso come un atto di sudditanza, più che artificio retorico, con cui ha cercato di procurarsi il favore del presidente, cioè il ringraziamento da parte dell’occasionale portavoce dei medici per le rassicurazioni del senatore Antonio Gentile, dobbiamo ritenere come vicecoordinatore regionale del Pdl (e perché no, per esempio, al consigliere regionale Giuseppe Caputo che è stato più fermo e più deciso nel sostenerli, o ad altri, sindaco di Cosenza e presidente della Provincia bruzia compresi?). Il presidente è stato coerente, spiegando di non intravedere altre soluzioni. Ha detto: faremo una battaglia col governo e mi sento che la vinceremo. Poi ha introdotto un dubbio, un “forse la vinceremo”. Si tratterebbe, in caso, di una proroga, rinviando la stabilizzazione a tempi migliori. Forse, ha detto ancora, si farà qualche concorso per posti vuoti in reparti che, altrimenti, non garantiscono una risposta adeguata agli utenti. *** Tutto rinviato per il resto. Di un anno. Un anno di tregua, quasi invocata. Utile per avviare, a nove mesi dalla strabiliante vittoria, il processo di cambiamento e restituire ai calabresi una sanità di qualità. Encomiabile nelle intenzioni, Scopelliti però è apparso prigioniero della propaganda. Perché altrimenti avrebbe dovuto meglio chiarire come si assicura un servizio sanitario di qualità desertificando il territorio senza offrire alternative immediate, tagliando orizzontalmente i bilanci delle Aziende, a loro volta costrette a tagliare assistenza, licenziando per fare cassa. Se poi si manderanno a casa precari “stagionati” che hanno acquisito competenze avanzate per operare in un ospedale-hub e chissà quando saranno sostituiti da medici da formare, beh c’è poco da stare allegri. *** Voglio augurare, chiudendo questa ciarla settimanale, buon lavoro al nuovo sindaco di Rosarno, l’avvocato Elisabetta Tripodi. Con lei a Rosarno torna la democrazia e la speranza. E’ un nome macchiato dalla criminalità mafiosa e dagli avvenimenti di un anno fa quando si scatenò la caccia agli extracomunitari, quello della cittadina della Piana di Gioia Tauro. Ma la gente ha voluto investire su legalità e trasparenza. Per il sindaco Tripodi sarà dura vincere la battaglia. Chi l’ha votato non dimentichi di darle ancora una mano per il riscatto di una terra che non merita i marchi infamanti che si porta appresso.
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