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Antonella è una bella ragazza di 20 anni, frequenta il terzo liceo al Classico di Nova Siri (in foto), cammina regolarmente ma è affetta da un serio ritardo mentale, per cui non parla, non comprende ciò che le viene detto, non è autonoma nel mangiare e nei bisogni fisiologici. La vita scolastica le serve prevalentemente per socializzare, convivere e relazionarsi (per quanto possibile) con i suoi coetanei; molto meno per apprendere, visti gli oggettivi impedimenti della sua disabilità. Quest’anno dovrebbe diplomarsi, dopo uno stop forzato nel 2009, che le ha impedito di farlo. Ma Antonella Cetera è divenuta, suo malgrado, il simbolo di una sostanziale lacuna nei servizi sociali a tutti i livelli, da quello scolastico a quello istituzionale. Basti pensare che ha potuto iniziare l’anno scolastico solo intorno alla metà di novembre, perché la sua insegnante titolare di sostegno era indisponibile causa malattia e il Csa (un tempo Provveditorato agli studi), nonostante le ripetute sollecitazioni della dirigente scolastica, la professoressa Maria Amorigi, ha impiegato oltre due mesi per nominare un supplente. Quindi, Antonella ha iniziato a frequentare con forte ritardo, dopo una lunga peripezia per l’iscrizione, che ha costretto la mamma, Anna Pisilli, a recarsi di persona presso la sede centrale della scuola, l’Istituto “Pitagora” di Montalbano, per perfezionare gli adempimenti. Oggi, però, le difficoltà di questa diversabile sono legate all’assistenza di base, ovvero non c’è chi la aiuta nei bisogni fisiologici e la sorveglia passo passo durante le ore non coperte dal sostegno. Quindi spesso la mamma è costretta a lasciare il lavoro o chiedere la cortesia all’amica di turno, per andare a prendere la figlia, che altrimenti potrebbe anche uscire autonomamente dall’istituto. «E’ già successo una volta, anche se non a scuola -spiega la mamma- per cui potrebbe accadere ancora». L’assistenza di base è garantita dal Comune solo per la scuola dell’obbligo, tant’è che anche quest’anno sono stati investiti 30mila euro per questo servizio sociale, portando da tre a quattro il numero degli assistenti qualificati. Fino al 2008, il Comune ha garantito ad Antonella la copertura economica per il servizio, pur non essendo obbligato; oggi le ristrettezze economiche impediscono all’ente di fare più di ciò che è obbligatorio. La questione passa in capo alla Provincia, che attraverso l’assessore Antonio Montemurro, precisa di poter garantire solo l’assistenza specialistica (personale qualificato per aiutare i sordomuti o i non vedenti ad esempio), non quella alla persona. Allora come può Antonella frequentare con orario completo e la garanzia di essere assistita in tutto? La scuola aveva trovato una soluzione, che è poi quella suggerita dalla normativa di riferimento, ovvero utilizzare il personale Ata. Ma la famiglia è comprensibilmente contraria, visto che al liceo ci sono due bidelli, un uomo e una donna, ma solo quest’ultima non ce la farebbe ad aiutare Antonella e non può chiedere supporto al collega maschio, per una questione di delicatezza, trattandosi di una ragazza adulta. Antonella è costretta a tornare a casa prima del tempo per almeno 3 giorni la settimana, mentre durante le ore di lezione con la sua insegnante di sostegno viene praticamente sballottata da un’aula all’altra. L’alternativa per lei sarebbe un Centro di accoglienza specializzato, ma a Nova Siri non ce ne sono e la famiglia (il padre e la madre sono entrambi lavoratori a tempo pieno) non si può permettere di portarla fuori. Una situazione di disagio, un caso come tanti altri, che mette in luce le profonde falle nel sistema di assistenza sociale della regione, affidato troppo spesso al buon cuore dei volontari riuniti in associazioni no profit e con contributi ridotti al lumicino. «Lancio un appello alle istituzioni, prima di tutto la Provincia -conclude la mamma di Antonella- affinchè aiutino mia figlia a frequentare la scuola come tutti gli altri ragazzi».

Antonio Corrado

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