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Anna Rosa Fontana, 38 anni, due figli. E’ l’ultima vittima, in ordine di tempo, di un uomo violento, il suo ex marito, che già una volta, otto anni fa, aveva tentato di ucciderla. Questa volta ci è riuscito.
Leggo: stalking mortale a Matera. Lo dico e lo scrivo sempre, e lo ripeto, lo stalker è prima di tutto un uomo violento, che, quando per questo motivo viene abbandonato dalla compagna, non riesce ad accettare che l’oggetto della sua violenza, una sua proprietà, si sia potuta sottrarre alle sue angherie e in tutti i modi cerca di riportarla a casa, anche contro la sua volontà, anche a costo di eliminarla. A questo punto
non è più violenza, non è più stalking, ma è femminicidio. Questa è una storia raccontata più volte sui giornali, anzi, oggi fa scalpore qui da noi, ma nelle cronache nazionali è solo un piccolo trafiletto. Sono, credo, 115, ho perso il conto, le donne uccise quest’anno dai loro uomini e sta diventando normale, è anche in questo è lo scandalo. E’ appena trascorso il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza alle donne, e noi come Telefono Donna abbiamo cercato, ancora una volta, di sensibilizzare tutti, uomini e donne su questo problema, abbiamo parlato dei nostri dati, delle telefonate che riceviamo spesso anche senza lasciare un nome, e delle tante donne che abbiamo ospitato. Abbiamo parlato della nostra impotenza nei confronti di storie di donne davanti alle quali le leggi vigenti sono purtroppo ancora deficitarie, o a volte non applicate con la giusta durezza, per sottovalutazione di ciò che sta accadendo. Il femminicidio, (e il tentativo di) ,concetto ancora difficile da digerire, avrebbe bisogno di essere considerato come una tipologia di reato a sé stante. Non si può pensare che prima o poi quell’uomo desisterà, che con il tempo gli passerà. Non è così. Questa storia sta a dimostrare che quasi mai cambiano. E mi rivolgo ora alle tante donne che dopo episodi di violenza pensano comunque di dare ai loro uomini “un’altra opportunità”, perché “ha detto di essere cambiato”… Non esiste cambiamento se questi uomini non riconoscono di aver sbagliato e di conseguenza accettino di essere aiutati, se non esiste un lavoro di rete forte, non improvvisato, ma fatto di persone motivate che soprattutto non colludono con questa violenza, tollerandola, e con l’immagine di una donna che deve comunque accettare di essere sottomessa. O l’unico cambiamento possibile è quello di essere costrette ad allontanarsi il più possibile continuando a considerarsi prede per tutta la vita?

La Presidente
Dott.ssa Cinzia Marroccoli

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