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L’operazione di ieri mattina della Dda di Catanzaro ha colpito duramente la cosca Muto di Cetraro e esponenti della ‘ndrina di Chirillo di Paterno Calabro, sodalizi criminali che, come si legge nelle circa 2800 pagine dell’ordinanza, si erano inseriti, grazie anche ai loro contatti con i clan di San Luca, nel redditizio traffico internazionale di sostanze stupefacenti. In particolare di cocaina, sulla quale la ndrangheta calabrese, grazie anche ai rapporti con i colombiani, hanno una sorta di monopolio. La cosca Muto viene definita nell’ordinanza «una delle consorterie più importanti della Calabria», mentre l’altra consorteria coinvolta, quella dei Chirillo di Paterno, paese del Savuto cosentino, spiega ancora l’ordinanza «è incentrata familisticamente sulla famiglia Chirillo ed in particolare sui germani Franco e Romano che perpetrano il potere ndranghetistico un tempo esercitato dal fratello Carmelo, scomparso nel corso del 2008».
Dunque ieri, nel corso del blitz denominato Overloading, sono stati eseguiti 77 arresti e sequestrati beni mobili e immobili del valore di 200 milioni di euro.
Dalle indagini è emerso che i clan riuscivano ad infiltrarsi facilmente nel tessuto imprenditoriale, come nessuna altra cosca al mondo, forti di appoggi eccellenti, perfino tra le forze dell’ordine. Così come dimostrerebbe il presunto ruolo svolto dal colonnello dei carabinieri di stanza a Bolzano, Luigi Verde (in foto), nell’ambito dell’associazione di narcotrafficanti decapitata ieri dalla Dda di Catanzaro.
Settantasette fermi, ai quali si è aggiunto un sequestro di beni mobili e immobili dal valore complessivo di 200 milioni di euro, che ha raggiunto, in particolar modo, un insospettabile immobiliarista romano che avrebbe finanziato i clan, il trentatreenne Federico Marcaccini, alias “Pupone”.
Lui e l’ufficiale, dunque, sullo sfondo di una scena, al centro della quale si muovono la cosca Muto di Cetraro, i Pelle e gli Strangio, di San Luca, e Chirillo, di Paterno Calabro. Sono loro i protagonisti delle indagini che, dal 2007, mirano a ricostruire affari ed organigramma della potente associazione per delinquere volta al narcotraffico.
Un’attività investigativa molto complessa, quella della Dda che, stando ai dettagli illustrati, ieri mattina, in conferenza stampa dal procuratore capo, Vincenzo Antonio Lombardo, e dall’aggiunto, Giuseppe Borrelli, può essere distinta in tre filoni principali legati alla cosca Muto, al clan di Paterno Calabro e ai rapporti della cosca Chirillo di Paterno a Bologna.

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