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I finanzieri del nucleo di Polizia Tributaria hanno sequestrato 39 abitazioni, 37 box, 14 locali ad uso commerciale e 6 aree edificabili nelle province di Milano, Varese, Pavia, Bergamo, Como, Lecco, Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Il valore complessivo dei beni sequestrati, stimato ai valori di mercato, ammonta a circa 15 milioni di euro. Gli uomini dello Scico hanno utilizzato un particolare software, chiamato ‘molecola’, che permette in modo rapido di valutare se vi siano sproporzioni tra i redditi dichiarati ed l patrimonio accumulato, quando l’indagato commette delitti molto gravi, tra cui l’associazione di stampo mafioso.
Se l’indagato non dimostra la legittima provenienza di questi beni, l’autorità giudiziaria ne dispone la confisca. Oltre alle persone arrestate nel maxi blitz di luglio, circa 300, le Fiamme Gialle hanno preso in considerazione anche i loro nuclei familiari: nel complesso, hanno valutato patrimoni e redditi di circa 1700 soggetti. Tra i nomi degli indagati a cui sono stati sequestrati i beni, figurano quelli di Vincenzo Mandalari, Giuseppe Neri, Vincenzo Novella, tutti ritenuti elementi di spicco delle ‘localì lombarde. I sequestri riguardano 36 indagati.
Le indagini della Dda di Milano sarebbero partite dal fatto che alcune persone coinvolte nell’operazione risultavano nullatenenti, ma poi riuscivano a pagare il mutuo acceso per comprare le loro case coi soldi, ovviamente non dichiarati, dei traffici illeciti. I sequestri, effettuati dalla Guardia di Finanza di Milano nell’ambito delle indagini coordinate dal ‘pool’ della Dda milanese (Ilda Boccassini, Paolo Storari, Alessandra Dolci) riguarderebbero anche alcuni immobili appartenenti a Pino Neri e Pasquale Zappia, che prima di finire in carcere nel maxi blitz del luglio scorso, hanno guidato la ‘Provincia’ lombarda, ovvero l’organo di vertice, una sorta di cupola, della ‘ndrangheta in Lombardia. Le case, i box e i magazzini sequestrati in diverse province, per un valore di circa 15 milioni di euro, apparterrebbero in gran parte a una serie di boss arrestati nella maxioperazione. Alcuni dei beni sequestrati ai boss dell’ndrangheta o ai loro familiari stavano per essere venduti. Per questo nei giorni scorsi i pm della Dda di Milano hanno disposto un sequestro preventivo in via d’urgenza di tutti i beni individuati dalle indagini patrimoniali svolte dalla Gdf di Milano. L’aggressione al patrimonio dell’ndrangheta è avvenuto, come è stato sottolineato in conferenza stampa dal generale Attilio Jodice, comandante provinciale della Guardia di Finanza, e colonnello Sergio Pascali, comandante provinciale dei carabinieri, grazie a «una sinergia operativa messa in campo» che ha portato in pochi mesi prima all’arresto di oltre 160 persone e poi ora al sequestro di beni per un valore di oltre 15 milioni di euro.
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