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GENZANO – La microcriminalità dilaga e i cittadini non restano a guardare.Da gennaio 2010 a oggi sono stati regolarmente denunciati presso la locale stazione dei Carabinieri un totale di 20 furti di appartamento e dieci tra furti e tentati furti di campagne e attività commerciali. Le zone interessate sono soprattutto quelle periferiche, con vie di fuga facilmente accessibili, anche se non sono escluse zone centrali o addirittura attività presenti lungo il corso principale. L’identità genzanese è un optional o una certezza? Il neo-comitato civico per la sicurezza urbana, costituitosi nell’arco dell’assemblea tenutasi, domenica scorsa, presso il Palazzo Regina Elena, si augura che la seconda opzione predomini nel cuore dei cittadini, spingendoli ad un flash mob. L’iniziativa è partita da Francesca Lomuto, vittima dei “topi d’appartamento”, pronta a sensibilizzare le autorità preposte e la popolazione su tale problematica. Dall’esame della situazione due punti cardine sono ormai consolidati: il numero esiguo di forze armate e la carente illuminazione in tutto il paese, in particolar modo, nelle zone periferiche. Il primo cittadino, Pasquale Vertulli, non si esenta dalle sue responsabilità ma mette in luce i lati oscuri del sistema. «La rete elettrica è fatiscente anche nelle vie ex-novo e a causa dell’assenza di fondi, l’amministrazione comunale non può intraprendere altro che interventi a spizzico. Al paese non restano che due possibilità – precisa il sindaco – o il finanziamento di un progetto regionale per la ricostruzione dell’intera rete elettrica o l’attesa dell’energia eolica, vera boccata d’ossigeno per l’intera economia. Su due piedi ci si può affidare a ditte specializzate per la messa in sicurezza dell’impianto elettrico, con la concessione di appalti a 15 anni, ma con costi esorbitanti per le casse comunali, corrispondenti alla corresponsione di una somma annua di 150.000 euro, mentre se si sperimentasse la tecnologia led il costo si abbasserebbe a 50.000 euro annui. Il maresciallo dell’Arma dei carabinieri, Michele Olantini, al di là della carenza organica della locale stazione dei Carabinieri, con una tenenza pari a 6 unità, ha inquadrato il ruolo decisivo del cittadino per combattere la delinquenza predatoria, attraverso l’abbattimento del muro d’omertà. Attualmente la stazione è sottorganico, dispone di sole 4 unità, e nonostante un prossimo reintegro, i rischi sono aumentati proporzionalmente ai controlli. Le indagini hanno confermato i sospetti: in base al modus operandi i topi d’appartamento non sono dei principianti ma dei malfattori esperti provenienti dalla Puglia e precisamente dal versante foggiano e barese. «Gli indizi raccolti escludono l’aggancio con il palo del posto» – precisa Olantini. Il contatto con il comandante della compagnia di Venosa per la richiesta di un rinforzo dell’Arma che includa un’altra volante e altre due unità è al vaglio dei vertici dell’Arma. Un altro buco nell’acqua ha suscitato la richiesta alla Prefettura di un impianto di videosorveglianza, visto che non sussiste nessuna legge che lo finanzi. La proposta vincente sembra quella di creare un task force tra comitato civico, amministrazione comunale e forze dell’ordine sollevando il problema in seno alla Regione.
Angela Menchise

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