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Un complesso turistico per un valore di oltre 10 milioni di euro è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza di Vibo Valentia a Pizzo Calabro, cittadina turistica sulla costa vibonese, in località Marinella-Prangi.
Il sequestro è da mettere in relazione al settore dei finanziamenti ottenuti in maniera illecita. Sette le persone indagate per la truffa che ha consentito l’erogazione di contributi pubblici regionali per la realizzazione di una struttura turistica a Pizzo che stamani è stata sequestrata dalla guardia di finanza di Vibo Valentia. Oltre al titolare della struttura, l’hotel Esperia, della società Piedigrotta, sono indagate sei persone che avrebbero fatto fatture false o gonfiate allo scopo di aumentare i costi e consentire di ottenere un finanziamento maggiore del dovuto. Tra loro vi è anche il titolare di una società fatta sequestrare tempo fa dalla Dda di Catanzaro nell’ambito di un’inchiesta contro le cosche del vibonese ed attualmente agli arresti domiciliari per quella vicenda. Le accuse contestate ai sette, a vario titolo, sono di truffa aggravata per indebite erogazioni pubbliche e falso.
Il procuratore di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, commentando l’operazione, ha espresso la sua soddisfazione «per la professionalità dimostrata dalla guardia di finanza nel ricostruire i gravi illeciti perpetrati da persone fisiche e strutture imprenditoriali anche riconducibili a pericolosissime organizzazioni criminali del vibonese». «Con quei soldi avremmo potuto ultimare il palazzo di giustizia» ha dichiarato Spagnuolo. «E’ stata – ha aggiunto – un’operazione di aggressione al malaffare. Gli imprenditori vibonesi sono onesti e l’associazione degli industriali è in linea con le indicazioni di Confindustria per non pagare il pizzo. Tuttavia ci sono alcune mele marce che saranno perseguite dalla Procura in maniera severa. Creano danni all’economia».

LE INDAGINI
La società Piedigrotta 2000, proprietaria dell’hotel, il cui amministratore, Rocco Villella, di 67 anni, è tra i denunciati, avrebbe percepito indebitamente finanziamenti, nell’ambito del Por Calabria 2000/2006 per 1,8 milioni di euro, e usufruito, anche, di un rimborso Iva non dovuto di 846.838.
Inoltre, dalle indagini che hanno portato al sequestro preventivo dell’albergo, dell’area su cui sorge, pari a 43 mila metri quadrati, con annessi impianti sportivi, è emerso che alla Regione sono stati presentati dei falsi stati di avanzamento dei lavori basati su numerose fatture fasulle per un importo superiore ai due milioni di euro. La società appaltatrice dei lavori, inoltre, ha, a sua volta, utilizzato documenti fittizi per circa 1,9 milioni di euro emessi da una società consorella, anch’essa reggina. Infine è stato accertato un simulato aumento di capitale da parte dei soci per oltre due milioni, necessario per poter usufruire dei contributi pubblici.
Oltre a Villella, sono indagati Vincenzo Gioffrè (39), di Gioia Tauro (Reggio Calabria); Pasquale Zappia (34), di Santa Cristina d’Aspromonte (Reggio Calabria); Antonio Verri (71), di Lamezia Terme (Catanzaro); Francesco Barba (48), di Vibo Valentia; Saverio Altieri (51), di Cessaniti; Francesco Pentella (65), di Briatico. A Barba, la Dda di Catanzaro, al termine di un’indagine condotta dal Gico della guardia di finanza, aveva sequestrato un’azienda, diversa da quella coinvolta nell’inchiesta odierna, nell’ambito di un’inchiesta su collusioni con le cosche del vibonese. Per salvaguardare i posti di lavoro, l’attività imprenditoriale non è stata sospesa. Infatti, su disposizione della Procura, l’hotel è stato affidato a custodi giudiziali, appositamente nominati dal Tribunale, con l’obbligo di rendicontazione mensile.

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