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Si celebra oggi la Giornata Nazionale per la lotta contro la violenza sulle donne e anche dalla Calabria arrivano segnali di speranza e messaggi a sostegno di questa iniziativa così importante, non solo per l’universo femminile.
Tra i commenti anche quello della deputata del Pd Maria Grazia Laganà Fortugno: «Oggi, nella data simbolo scelta dal Consiglio delle Nazioni unite per celebrare la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, dobbiamo concentrare il nostro pensiero a tutti i casi di violenza ai quali vengono sottoposte le donne nel mondo».
«La nostra riflessione – aggiunge la Laganà – parte dall’amara constatazione che nel mondo, anche in parti di territorio vicino a noi, esistono ancora persone capaci di invadere una donna fino a distruggerla. La donna, tanto esaltata dai più grandi scrittori del tempo, oggi in un’epoca moderna, industrializzata e avanzata, è più che mai indifesa. Dai dati conosciuti, la violenza sulle donne è la violazione dei diritti umani più diffusa nel mondo. Un grande filosofo del Rinascimento, Giordano Bruno, disse: ‘Le donne siano onorate ed amate come devono essere amate ed onorate le donne’».
Secondo Maria Grazia Lagana, «bisogna adoperarsi per mettere in campo interventi di sensibilizzazione, sostegno e soprattutto prevenzione del fenomeno. Una violenza della quale non sono immuni le donne della Calabria, con l’aggravante che, per varie situazioni, le donne ricorrono alla denuncia e alla richiesta di aiuto con notevole difficoltà. Bisogna allora concentrare tutti gli sforzi per superare tali difficoltà, partendo dalla creazione di contesti sociali sensibili, svincolati da qualsiasi pregiudizio, con azioni adatte, anche di tipo legislativo, al fine di rimarginare una piaga indegna».
Anche la delegata regionale dell’Associazione Italiana Donne Medico della Calabria, Caterina Ermio, è intervenuta sull’argomento, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza alle donne: «Nonostante siamo entrati nel terzo millennio la violenza contro la donna non accenna a diminuire e se assistiamo alle palesi violazioni della dignità delle donne, nelle comunità immigrate, dettate, a volte, da pratiche tribali trasferite nei luoghi di immigrazione come la disumana pratica dell’infibulazione, tra le italiane di nascita la situazione non sembra rosea».
Secondo la Ermio «le donne medico possono dare un contributo fondamentale nel tentare di eliminare questa drammatica piaga sociale sia sul piano della promozione socioculturale sia sul piano professionale aiutando i colleghi e gli operatori sanitari a saper leggere i segni spia, spesso latenti, della violenza per prevenirla, una violenza che molte volte è consumata tra le mura domestiche e che agisce soprattutto sul piano psichichico. Il contrasto alla violenza – ha concluso Ermio – deve rappresentare una priorità per le istituzioni che dovrebbero attivare quelle sinergie tra società civile e amministrazione pubblica per aiutare a diffondere una cultura capace di promuovere la libertà della donna, oltre ogni forma di violenza, facendo in modo, così, che l’impegno contro la violenza alle donne non si limiti ad una sola giornata, ma sia un impegno costante e quotidiano delle istituzioni e di tutti i cittadini».

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