X
<
>

Share
5 minuti per la lettura

di ANNA ROSA MACRI’
Non staccategli la spina. Fategli una trasfusione urgente di uddiccì o di radicali, basta una piccola dose per ridargli un po’ di fiducia; chiamate al suo capezz(ale)one, perché ci riprovi, lo stratega Nucara a cercare nuovi compagni al duol; prescrivetegli una bella respirazione bocca a bocca e silicone della Santanché, ma per piacere non staccategli la spina. Arriva il freddo, a soldi c’è poco da scialare, Bertolaso è andato in pensione, il delitto di Avetrana segna momenti di tele-cedimento, e noi?, ditemi come faremo noi a passare le lunghe serate d’inverno se gli staccate la spina. Ci appelliamo al vostro buon cuore: no all’eutanasia, meno male che Silvio c’è, e non provate a togliercelo di torno, lui e il suo governo, sennò, ha ragione lui, sarà guerra civile. “Il cinepanettone di Natale è ai titoli di coda”?, caro Luca Cordero di Menagramo, sappiamo noi come farti tacere: il panettone ti arriverà dentro un bel “pacco”, all’olio di ricino, però, dalla premiata pasticceria Feltri & Sallusti, con un bel contorno di Calderoli. Non ci toccate Silvio, che cominciamo a divertirci. Prendete il conflitto d’interessi. Sapete che cosa sta succedendo? Che le azioni Mediaset stanno precipitando e hanno già perso in borsa centinaia di milioni di euro, una débacle, perché quando a confliggere, con rispetto parlando, sono i membri del governo, non c’è condom condonato, come dice Corrado Guzzanti, che tenga, gli interessi si ribellano e ti si ritorcono contro. E non c’è neppure D’Alema a difendere quell’indispensabile patrimonio “pubblico” che è la ditta del capo, ed il conflitto diventa un Vietnam. Si chiama legge del contrappasso. E voi volete staccare la spina? Prendete le donne (del governo) che odiano le donne (del governo). Avete presente la scena finale di “Otto e Mezzo” di Fellini, quella di onirica e rotonda potenza, quella in cui Marcello Mastroianni, bello, tragico e lunare, col suo frustino tiene a bada le donne della sua vita, mogli, madri, streghe, amanti e concubine, che sfilano in cerchio, rassegnate vittime sacrificali intorno alla supremazia del Maschio? Ecco, quello che sta succedendo è l’esatto contrario. La scena è la stessa, ma il frustino ce l’hanno in mano le donne, che si tormentano di scudisciate a vicenda e il povero Silvio, in mezzo, che tenta inutilmente, disarmato, di domarle, e incassa colpi di striscio, in un delirio sadomaso che non risparmia nessuno, da Bondi alla Prestigiacomo, dalla Gelmini a Cosentino. E su tutti, le due star: Mara Carfagna contro Alessandra Mussolini (e voi volete staccare la spina?), la ex valletta di Davide Mengacci ora vestita da monaca vs la ex nipotina della Loren che da un po’, a spese dei contribuenti, si accanisce a fare la nipotina di Mussolini: meraviglioso, imperdibile show, il Bagaglino è in Parlamento, i fratelli Vanzina se lo sono lasciato sfuggire e i lavoratori dello spettacolo hanno incrociato le braccia: della serie “la realtà supera la fantasia”, e noi, che ci stiamo a fare? Povera Mara. Ha tentato insieme al look di cambiarsi anche il nome, rispolverando quello anagrafico di Maria Rosaria, che fa più ministra, ma niente da fare: l’altro giorno in tivvù Lucia Annunziata l’ha chiamata “Mara Venier”, “scusate, ha aggiunto perfida, le confondo sempre”. Donne che odiano le donne, e volano stracci: “non vooolano ciocche di capeeelli, onorevole Santanchééé, come disse, profetica, nell’inimitabile lamentoso accento angelanapoletano Angela Napoli ad “Anno zero”, “volano bazooka”, e aveva ragione, come quando denunciò: in questo parlamento ci sono donne che hanno messo in vendita il loro corpo per essere elette”. Donne che odiano le donne, vivaddio, per troppo rispetto delle donne e del loro corpo. Donne che odiano le igieniste dentali, le mogli di direttori di telegiornali mediaset, le cantanti alla “ok il prezzo è giusto”, le escort, le rosse salmonate, le veline, le ex cognate del primo ministro, le sue ex amichette, le sue vicine di villa, le sue dipendenti in azienda. Donne che non hanno nulla contro di loro, ma che le odiano se diventano parlamentari, sottosegretarie o ministre. Non in nostro nome, la politica, signore mie, è un’altra cosa. Donne che odiano le donne, perché il femminismo non può essere religione fondamentalista, e perché è la dignità delle donne che va difesa ad oltranza, non le loro indecorose arrampicate su per i palazzi del potere. Le donne che si adattano a qualunque compromesso pur di arrivare, non sono più rispettabili degli uomini che usano le stesse armi, solo perché hanno fame arretrata. Nessuna assoluzione d’ufficio, nessuna giustificazione di genere. Ed è ancora la legge del contrappasso: sono adesso queste donne a decidere se il governo deve continuare o andare a casa. E qual è la materia del contendere? La spazzatura, signore mie, anzi la “monnezza”, come ha detto De Magistris alla manifestazione Pianopoli. Quell’ammasso puzzolente di rifiuti e di mafia, di avanzi e di affari, di donnine e di “ciarpame”, (come lo definì Veronica, che mai avrebbe immaginato che l’harem delle Noemi, delle Patrizie, delle Nadie e delle Ruby si sarebbe ammutinato) che sta sommergendo l’Italia e il suo futuro, che tappa canali e desideri, ingorga falde acquifere e progetti, seppellisce città e passioni, insozza monumenti e voglia di cambiare. Oggi è in libreria “Trashing out”, il nuovo libro di Paul Auster. Il mestiere del protagonista è quello di “liberare” le case dai rifiuti che sempre lasciano quelli che traslocano, ma prima li fotografa. Toh, una fotografia fatta in Parlamento dalla Mussolini alla Carfagna che parlotta con Bocchino ha scatenato l’ultimo (?) degli ultimi giorni di Pompei. I rifiuti sono stati già immortalati, Pompei è mezza crollata, la casa quasi svuotata, ma il nuovo inquilino, ancora, non si riesce a vederlo.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE