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POTENZA – «L’università degli studi della Basilicata deve essere consapevole della sua storia a quasi trent’anni dalla sua fondazione e non puo’ sottrarsi a quella sfida di qualificazione che fa la differenza sia nella scelta degli studenti che nelle ricadute successive in termini di accumulo di competenze e di nuove prospettive di sviluppo per la nostra regione». E’ uno dei commenti istituzionali che arrivano a conclusione dell’inaugurazione dell’anno accademico. Così, il senatore Cosimo Latronico (Pdl) invita a «sconfiggere sprechi, inefficienze e ridondanze: un dovere a cui non si puo’ sfuggire mentre si rivendica il diritto ad esserci come infrastruttura strategica per l’intera Basilicata». Fanno eco gli Studenti per le Libertà che riprendono la riforma Gemini. «La riforma, oggetto di critiche e di opposizioni troppo spesso strumentali ed organizzate da chi ha come esclusivo obiettivo difendere il proprio interesse personale, è volta al miglioramento del sistema universitario italiano adeguandolo agli standard europei ed internazionali attraverso metodi chiari e meritocratici in ogni aspetto della gestione, eliminando sprechi e costi inutili che nessun vantaggio portano alla popolazione studentesca, aprendo finalmente il collegamento tra Università e mondo dell’imprenditoria e del lavoro». Per questo ribadiscono l’invito a un «confronto sereno».
Sarà Felice Belisario, presidente dei senatore di Idv, a proporre un altro punto di vista. «A 30 anni dal terremoto che devastò la Basilicata, è bene ricordare al centrodestra l’impulso economico e culturale che la formazione universitaria offerta dall’Ateno è riuscita a dare al tessuto sociale lucano: è un ponte per il futuro che il Ddl Gelmini rischia di distruggere, causando danni allo sviluppo e all’occupazione paragonabili a quel tragico sisma», dice, mentre esprime la sua «solidarietà» alla protesta del Senato accademico e degli studenti.
Per il sindacato interviene il segretario generale della Cgil Basilicata, Antonio Pepe. «Oggi, purtroppo, ci troviamo di fronte allo smantellamento del diritto allo studio, alla ricerca, alla cultura e riteniamo necessario non rimanere immobili di fronte a questa pericolosa situazione – scrive – Una società senza la possibilità di progredire, attraverso lo studio e la ricerca, è una società priva di consapevolezza e senza libertà. Ciò è ancora più vero per la nostra piccola università, nata nel post sisma, con lo scopo di rilanciare e sostenere lo sviluppo del territorio». Di qui la consapevolezza della «necessità di una società che deve rivolgersi in maniera propositiva al mondo dei giovani e del lavoro, che metta al centro i diritti e le persone e non la finanza, ricadendo negli stessi errori che hanno portato al collasso del sistema e ci hanno fatto ritrovare oggi a dovere fronteggiare gli effetti di una crisi epocale dal quale si potrà venir fuori solamente con la buona politica ed il buon senso».

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